via Port’Alba
Dall’epoca ducale fino all’età angioina la porta a servizio delle mura in questa zona era stata la porta Donnorso (Domini Ursitata) che sorgeva su via San Pietro a Maiella, ed era orientata tra il complesso di San Pietro a Maiella e il palazzo Conca, come evidenziato nello stralcio della pianta di Bartolomeo Capasso appresso riportata.
La situazione cambia con il re Carlo II d’Angiò che sposta in avanti questo tratto di mura per inglobare tra l’altro il complesso di San Sebastiano. Quindi la nuova porta di Sant’Antoniello (detta successivamente Sciuscella) venne a trovarsi all’incirca in corrispondenza dell’arco di supportico che segna tuttora l’inizio di via Port’Alba dal lato di via Costantinopoli. (vedi foto appresso)
La nuova configurazione è evidenziata nella planimetria appresso riportata che indica in colore arancio le mura greche-ducali, in rosa le mura angioine e in turchese la murazione cinquecentesca voluta dal viceré don Pedro de Toledo, murazione in cui solo un secolo dopo fu aperta Port’Alba.
Nello stralcio planimetrico di cui sopra è evidenziato in verde il tracciato di via Port’Alba come quello che congiunge la vecchia porta di Sant’Antoniello con la nuova e definitiva Port’Alba.
Lo sviluppo storico della vicenda fu però più articolato per i seguenti motivi.
La porta Sant’Antoniello aveva consentito il transito di persone e veicoli dal Duecento alla metà del Cinquecento quando la situazione mutò a causa della nuova murazione voluta dal viceré don Pedro di Toledo: le nuove mura vicereali spostarono le porte da un lato all’imbocco nord di via Costantinopoli (porta di Costantinopoli) e dall’altro all’imbocco di via Toledo da piazza Dante (la porta Reale o porta delle Spirito Santo).
Questo spostamento costringeva di fatto i pedoni e i veicoli ad un lungo giro per entrare e uscire dalla cinta muraria dovendo percorrere o l’intera via Costantinopoli e poi la via Fosse del Grano (via Pessina) da un lato oppure dall’altro lato la via San Sebastiano e poi risalire da via Monteoliveto.
Il problema fu risolto alla napoletana praticando abusivamente un foro (pertuso) nel torrione della cinta toledana in corrispondenza della porta attuale.
Tale situazione durò fino al 1625 quando il Viceré Duca d’Alba concesse ai napoletani l’apertura ufficiale della nuova Port’Alba monumentale che da lui prese il nome (vedi foto appresso).
A partire dal Seicento sulla via si sono poi addensati gli edifici residenziali e soprattutto le botteghe del librai.
Da Italo Ferraro Atlante della città storica – Centro Antico Napoli 2002