via Cirillo, via Carbonara
Questa direttrice era fuori dalle mura greco-romane e anche dalle mura angioine come si vede dalle carte della Napoli greco-romana e della Napoli Ducale la cui murazione coincide nel tratto che ci interessa con quella angioina: vedi galleria seguente con le rispettive mappe elaborate da Bartolomeo Capasso.
La denominazione Carbonara (o Carbonario o Carboneto) identificava in molte città del Medioevo una zona fuori le mura che era destinata allo sversamento e alla combustione dei rifiuti solidi. In questo caso i rifiuti carbonizzati venivano poi convogliati a valle verso la marina dalle acque di scorrimento provenienti dall’altura di Capodimonte.
Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento la zona viene utilizzata per spettacoli gladiatori e ginnici e per giostre cavalleresche e proprio per assistere a queste manifestazioni i regnanti angioini vi costruiscono un Casino Reale che poi nel Settecento verrà riconvertito nel palazzo Caracciolo di Santobuono.
Tra il Trecento e il Quattrocento viene costruito l’importante complesso religioso di San Giovanni a Carbonara e contestualmente gli Angioini danno inizio al risanamento dell’area malsana.
Di conseguenza ha inizio anche l’urbanizzazione che riceverà maggiore impulso dalla murazione aragonese del Quattrocento (coincidente con la successiva murazione toledana) per la quale la zona viene a ricadere all’interno delle mura: vedi galleria seguente comprendente la mappa della murazione angioina-aragonese e uno stralcio della veduta Lafrery con la murazione toledana.
Detta urbanizzazione comprenderà le tre case palazziate cinquecentesche dei diversi rami della famiglia Caracciolo (sul lato ovest Caracciolo di Santobuono e sul lato est Caracciolo d’Oppido e Caracciolo di Brienza) e una serie di costruzioni modeste su ambo i lati (in qualche caso fondaci) come esito della lottizzazione aragonese avviata nel Quattrocento.
Nell’ultima parte del lato nord troviamo il complesso di Santa Caterina a Formiello (chiesa e monastero) costruito tra il Quattrocento e il Cinquecento.
Nell’Ottocento con la sistemazione urbanistica di via Foria si pone il problema dello sbocco di via Carbonara (che in quel tratto prendeva il nome di vico san Giovanni a Carbonara) su via Foria , sbocco che era impedito da un gruppo di fabbricati, come si vede dallo stralcio appresso riportato della carta Marchesi del 1804 e dalla carta dell’Ufficio Topografico del 1828.
Nel 1845 Ferdinando I di Borbone approva il progetto per l’apertura della nuova strada con sbocco su via Foria, strada che si doveva chiamare della Pietatella.
Tale progetto prevedeva l’abbattimento delle costruzioni che ostruivano il tracciato e la ricostruzione ex novo di due cortine di fabbricati sui due lati della nuova strada.
La nuova strada e i relativi fabbricati furono costruiti tra il 1859 e il 1860 su progetto degli architetti Francesco de Cesare e Settembre : vedi galleria seguente che comprende uno stralcio della carta Schiavoni del 1880 e alcune immagini dei fabbricati realizzati nell’ambito del citato progetto.
Fonte utilizzata:
Napoli Atlante della città storica di Italo Ferraro, Napoli 2002.