via Vincenzo Bellini
Fu aperta nella seconda parte dell’Ottocento nell’ambito della risistemazione urbana di tutta l’area originariamente occupata dalle cosiddette Fosse del Grano.
Tutta l’area attualmente compresa tra via Pessina e via Costantinopoli era stata dalla fine del Cinquecento alla fine dell’Ottocento occupata dalle Fosse del Grano oltre che dalla murazione voluta da don Pedro di Toledo, murazione che venne gradualmente demolita nel corso dei secoli.
Tra la fine del ‘500 e inizio ‘600 le Fosse del Grano erano state costruite a ridosso delle mura toledane e fin quasi all’altezza di Port’Alba per costituire il deposito granario della città. Si chiamano “fosse” perché probabilmente in prima fase si sfruttarono delle cavità naturali mentre in un secondo momento si trasformarono in veri e propri magazzini in elevazione.
Esse furono realizzate all’esterno e non all’interno delle mura per la cronica carenza di spazio urbano e d’altra parte per la possibilità di difenderle comunque con i cannoni dalle mura.
Nella carta Carafa (1775) le Fosse sono indicate ed anzi la parte nord della attuale piazza Dante veniva denominata piazza della Conservazione dei Grani pubblici. Vedi stralcio carta Carafa appresso riportato.
Nel 1860 il Sindaco Colonna aveva bandito un concorso pubblico per il riordino della “Contrada Fosse del Grano”, a seguito del quale venne eseguito il progetto Breglia – De Novellis comprendente anche la realizzazione della Galleria Principe di Napoli e la demolizione della parte residua delle mura toledane.
Nell’ambito di tale progetto vennero realizzati, tra il 1864 e il 1880 circa, cinque nuovi isolati a carattere prevalentemente residenziale prospicienti via Pessina, separati dalle nuove strade via Bellini, via Doria, via Conte di Ruvo, via Spadaro e via Broggia. Gli edifici corrispondenti ai primi quattro isolati presentano la facciata principale su via Pessina e quella postica su via Bellini che costituisce l’asse centrale del nuovo rione e che in una prima ipotesi di progetto doveva proseguire fino alla piazza Museo Nazionale.
Si decise invece di realizzare il quinto isolato, doppio rispetto agli altri quattro, comprendente oltre il complesso di Santa Maria di Costantinopoli, la Galleria Principe di Napoli, che col suo braccio principale costituisce in qualche modo la prosecuzione pedonale di via Bellini.
La nuova situazione urbana dell’area sopra descritta è ben rappresentata dalla pianta Schiavoni del 1880 di cui appresso si riporta uno stralcio.