palazzo Conca, piazza Bellini 63
Epoca di costruzione: fine Quattrocento
Committente: Enrico Pandone conte di Venafro
Notizie storiche e architettoniche:
Dopo essere passato in proprietà del marchese Ferdinando Alarcon, il palazzo nella seconda metà del Cinquecento pervenne a Giulio Cesare di Capua, principe di Conca (da cui il nome) che ne fece la sua residenza. Il successore Matteo di Capua vi ospitò dei cenacoli letterari con la partecipazione di Torquato Tasso e di Giambattista Marino.
Il palazzo che aveva sul retro un bellissimo giardino e dal lato delle chiesa di San Pietro a Maiella un spiazzo coperto utile per il gioco del pallonetto, una specie di pelota dell’epoca, e inoltre un ponte levatoio che lo metteva in comunicazione diretta con la chiesa di fronte.
Per sopraggiunte difficoltà finanziarie dei di Capua il palazzo nel 1637 venne venduto agli Orsini e questi lo cedettero quasi subito alle monache dell’adiacente convento di Sant’Antoniello.
Queste nel 1658 ottennero dal Tribunale della Fortificazione (l’autorità urbanistica dell’epoca) l’autorizzazione ad incorporarlo nel monastero abolendo il vicolo di separazione tra il monastero stesso e il palazzo. Il Decreto del Tribunale è riportato in una lapide ancora affissa sulla facciata del palazzo, vedi immagine appresso riportata.
A seguito del terremoto del 1694 l’edificio subì tali danni che dovette essere demolito quasi completamente salvo la facciata sulla piazza nella quale a cura di Arcangelo Guglielmelli fu incorporato il portale originario a sesto ribassato in una cornice rettangolare e i grandi finestroni furono sostituiti da finestrini più consoni alla nuova funzione.
Da Aurelio De Rosa I palazzi di Napoli Roma 2001 e da Italo Ferraro Napoli Atlante della città storica – Centro antico Napoli 2006.