piazzetta Monticelli
Tutta l’area comprendente via Donnalbina, Santa Maria la Nova, S.Maria dell’Aiuto, largo e via Ecce Homo, piazzetta Monticelli, via e largo Banchi Nuovi era inclusa nella murazione della città ducale riportata dalla pianta ricostruita da Bartolomeo Capasso (1892) della Napoli dell’XI secolo: l’area era denominata Regio Albinensis o Albiensis.
E’ un’area che si è andata urbanizzando tra grandi insule conventuali (Donnalbina, S.Maria la Nova, San Demetrio, la stessa Santa Chiara), ma che assunse nei secoli successivi una forte connotazione commerciale, segnatamente la zona cosiddetta dei Banchi Nuovi. Detta area era posizionata sul ciglio di un salto di quota che digradava rapidamente verso la linea di costa, che era molto arretrata rispetto all’attuale e coincideva in epoca ducale con l’attuale via Sedile di Porto (vedi sempre pianta Capasso).
Il salto di quota fu sfruttato in epoca ducale come difesa naturale e coincise ovviamente con la linea delle mura , ma in seguito l’amenità del luogo, oggi diremmo la vista mare, favorì anche gli insediamenti residenziali e i vari palazzi nobiliari Penne, Orsini Casamassima e Sanchez di Grottola (Giusso) sono lì a testimoniarlo.
In particolare l’area tra il pendino S.Barbara e la calata SS. Cosma e Damiano (palazzo Sanchez oggi Giusso) era occupata (secondo Aspreno Galante) fin dal X secolo dal monastero basiliano (poi benedettino) di San Demetrio, per cui anche l’attuale piazza Monticelli era completamente occupata da costruzioni e orti.
Il monastero raggiunse la sua massima estensione tra il XII e il XIV secolo, quando in epoca angioina cominciò a perdere suoli in favore di insediamenti residenziali, primo fra questi il palazzo Penne. Un’alluvione nel 1569 rovinò la parte orientale del monastero comprendente anche alcune case messe a reddito, parte che verrà acquisita dagli Orsini (che vi costruiranno il palazzo Casamassima) e dallo stesso Sanchez che realizzò il suo palazzo (oggi palazzo Giusso) in largo San Giovanni Maggiore.
Nel 1602 i padri Somaschi prendono possesso di quello che resta di San Demetrio e nel 1683 acquisiscono lo stesso palazzo Penne. Gli stessi Somaschi nel 1706 edificano la chiesa dei SS. Demetrio e Bonifacio e nel 1729 fanno risistemare dall’ing. Alinei il largo antistante che nel 1845 viene intitolato a Teodoro Monticelli che era stato uno degli ultimi e più illustri proprietari del palazzo Penne. (da Italo Ferraro Atlante della città storica Quartieri bassi e Risanamento ed. CLEAN).
Si allegano in galleria immagini la veduta Lafréry (1566) che indica S. Maria la Nova col n.35, la veduta Baratta (1627) , la veduta Bulifon (1685), la veduta Petrini (1710), la carta Carafa (1775),la carta Marchese (1804), la carta Uff. Topografico Guerra 1830, la carta Schiavoni 1880.