palazzo Saluzzo di Corigliano, 12
Epoca di costruzione: 1506-1526 .
Progettista:Giovanni Donadio da Mormanno .
Committente :Giovanni de Sangro da Vietri e Andreana Dentice
Principale ristrutturazione: 1733- 1741.
Progettisti:Filippo Buonocore .
Committente: Agostino Saluzzo
Al di là della costruzione e della principale ristrutturazione il palazzo subì varie modifiche e rifacimenti più o meno parziali.
Nel 1587 passò ai Carafa di Belvedere: il marito di Anna Carafa (la famosa Donnanna), Duca di Medina nel 1636 trasforma le finestre in balconi e il portale acquisisce una cornice bugnata.
Acquistato dai dai Gambacorta di Limatola nel 1684 fu danneggiato dal terremoto del 1688 per cui si rese necessaria la demolizione della merlatura di sommità nonché della balaustra dei balconi che furono sostituiti da ringhiere e anche la scala subì un rifacimento.
Nel 1718 la balconata divenne continua.
A questo punto un’immagine completa dello stato del palazzo è fornita dal Petrini “facciate dei palazzi più cospicui di Napoli 1718” che mostra al piano inferiore un portale in bugnato con frontone e stemma, in cui ancora oggi è riconoscibile il leone dei Gambacorta e delle lesene allineate con quelle del livello superiore nonché un fregio a coronamento del primo livello comprendente stemmi, panoplie ed effigi , un piano nobile con paraste di ordine corinzio e con le aperture sormontate da cornici a frontone e a lunetta e in sommità una bassa sopraelevazione.
Nel 1727/32 il palazzo fu acquistato all’asta da Agostino Saluzzo di una famiglia di banchieri genovesi trasferitisi a Napoli ai primi del Seicento, che acquisì il titolo di Duca di Corigliano .
Questi affidò la ristrutturazione all’architetto Filippo Buonocore, il quale tra il 1734 e il 1741 aggiunse un secondo piano nobile perfettamente allineato stilisticamente al primo piano nobile e creò il famoso studiolo degli specchi del Saluzzo, ricco di modanature, stucchi e specchi, esempio insigne del rococò napoletano, in collaborazione con lo scultore Bartolomeo Granucci e con Crescenzo Tombaro per gli intarsi.
Da notare che nel 1740 il palazzo fu frazionato rispetto al suo volume originario perdendo la parte che fronteggia la chiesa di sant’Angelo a Nilo, parte che fu acquistata dai fratelli de Sangro di san Lucido Principi di Fondi.
I Corigliano che nell’Ottocento ottennero anche il titolo di Principi del Belvedere per successione dai Carafa, tennero la proprietà del palazzo fino al 1935 quando lo vendettero all’Istituto Nazionale di Previdenza.
Questo ne alterò anche gravemente l’aspetto interno ed esterno fino al 1977 quando lo vendette all’Istituto Universitario Orientale che lo sta riportando all’antico splendore.
Da I palazzi di Napoli di A. De Rose Edizioni Newton & Compton, da Palazzi e Giardini di Napoli di Nicola della Monica ed. Newton & Compton, da I palazzi di Napoli di Sergio Attanasio Edizioni Scientifiche Italiane), da Napoli Atlante della città storica di Italo Ferraro ed. CLEAN.