palazzo San Giacomo
La carta Carafa del 1775 (vedi galleria) ci dà una visione dell’isolato di San Giacomo dove poi sarebbe sorto nell’Ottocento l’attuale palazzo: c’erano una chiesa, un ospedale e una banca fondati fino dal ‘500 da e per gli Spagnoli, poi un monastero e anche un carcere.
Si riporta per comodità la legenda della carta tratta dall’Indice Carletti:
• 416 – Carceri dell’Udienza Generale degli Eserciti di S.M. Siciliana
• 425 – Chiesa, Ospedale e Banco di Ragione dei SS. Giacomo e Vittoria della Nazione Spagnola, fondati dal Viceré nel 1540
• 426 – Chiesa e Conservatorio di S. Maria della Concezione Spagnola.
Quest’assetto subì qualche evoluzione che ritroviamo nella carta Marchese del 1804-1813 (vedi galleria) di cui riportiamo la legenda:
• I – Debito Pubblico
• L – Archivio Generale de’ Banchi
• H – Amministrazione della Provincia e Comune di Napoli
• K – Libro d’Oro
• h – San Giacomo degli Spagnoli
• kk – S. Maria dell’Assunta a San Giacomo degli Spagnoli
• z – SS. Concezione degli Spagnoli
Nel 1816 il re Ferdinando I decise di unificare in un solo palazzo tutti i Ministeri fino ad allora dislocati in varie parti della città e l’area prescelta per la sua centralità fu proprio l’isolato di san Giacomo.
La realizzazione dell’edificio progettato dagli architetti italo francesi Stefano e Luigi Gasse, nonché da Vincenzo Buonocore e Antonio de Simone, si protrasse tra espropri e demolizioni dal 1819 al 1825.
La carta dell’Ufficio Topografico della Guerra del 1830 (vedi galleria) rappresenta già il nuovo palazzo e appresso se ne riporta la legenda:
• cc – SS. Sacramento in San Giacomo degli Spagnoli
• O – Banco delle Due Sicilie
• Q – Gran Libro del Debito Pubblico e Borsa dei cambi
• K – Gran Corte dei Conti
• N – Prefettura di Polizia
• H – Ministeri di Stato
In galleria immagini sono riportate altresì la planimetria originaria del palazzo e le foto d’epoca della facciata su via Toledo che oggi non esiste più.
La facciata sulla piazza in stile neoclassico comprende un alto basamento, tre piani più un ammezzato e tre portoni di cui quello centrale di rappresentanza e quello a destra di accesso alla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, che venne risparmiata dalle demolizioni ma finì completamente inglobata nel nuovo palazzo risultando oggi invisibile dall’esterno.
Nella parte prospiciente piazza Municipio erano ospitati:
• Al primo piano la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Esteri e quello degli Interni;
• Al secondo piano i Ministeri di Grazia e Giustizia e degli Affari Ecclesiastici (!);
• Al terzo piano il Ministero della Guerra, quello della Marina e il Ministero delle Finanze.
Nella parte su via Toledo, che si sviluppava su due piani per la differenza di quota rispetto alla piazza e presentava due portoni di accesso, erano ospitati i Ministeri dei Lavori Pubblici, dell’Istruzione, dell’Agricoltura e del Commercio.
Dalla legenda delle carte sopra riportate si rilevano le altre amministrazioni presenti nel palazzo, nonché il lungo corridoio, una vera e propria galleria coperta con copertura in vetro e acciaio che collegava la piazza con via Toledo per un lunghezza di circa 160 metri.
Con l’unità d’Italia il palazzo, in quanto sede dei Ministeri di uno Stato che non esisteva più, divenne proprietà dello Stato italiano e cominciò quindi una lunga trattativa tra questo e il Comune di Napoli per l’utilizzo di almeno parte del fabbricato da parte dell’Amministrazione Comunale.
Tale trattativa, comprendente anche tutta l’area e le pertinenze del Castel Nuovo, si concluse con l’acquisizione da parte del Comune di una parte del palazzo (ad uso Municipio), in cambio della vecchia sede del Municipio sita nell’ex monastero di Monteoliveto (attuale caserma Pastrengo).
Arriviamo così alla spartizione del palazzo rappresentata dalla carta Schiavoni del 1880, dove la parte rimasta allo Stato non ha ancora una chiara destinazione ma verrà gradualmente acquisita dal Banco di Napoli.
Negli anni Trenta del Novecento il Banco di Napoli ha ormai acquisito tutte le parti del fabbricato di spettanza statale e realizza la sua nuova sede che occuperà tutto il corpo di fabbrica su via Toledo e le due ali prospicienti le vie San Giacomo e Imbriani: l’unità funzionale e architettonica dell’edificio è perduta per sempre ed anche la galleria passante tra piazza Municipio e via Toledo viene demolita salvo un primo breve tratto, attiguo al vestibolo del Municipio (vedi galleria immagini).
I dati storici sul palazzo sono stati in parte desunti dal sito ufficiale www.comune.napoli.it nella parte della sezione Cultura redatta dal dott.Bernardo Leonardi.