palazzo Ruffo di Bagnara
Epoca di costruzione Inizio Seicento.
Epoca di ristrutturazione dopo il 1660. Progettista Carlo Fontana.
Edificato per conto di Gian Battista de Angelis, il cui figlio Francesco Antonio subentrato nella proprietà divenne Eletto del Popolo e anche consigliere del viceré duca d’Arcos per cui il palazzo venne danneggiato dai rivoltosi di Masaniello nel 1647.
La proprietà passò nel 1660 a Fabrizio Ruffo duca di Bagnara che lo fece ristrutturare da Carlo Fontana, allievo del Bernini e fratello di Domenico Fontana.
La facciata di Carlo Fontana è rappresentata dal disegno di Paolo Petrini (1718) appresso riportato che mostra un piano terra ricco di cornici a bugnato, un piano nobile sormontato da un robusto cornicione che forse concludeva il fabbricato originario del de Angelis.
Sul cornicione originario vengono elevati da Fontana altri due piani nel primo dei quali vengono inseriti due balconi alle estremità e per il resto finestre mentre il secondo portava finestre quadre e un tetto a spiovente.
Per quanto riguarda il cortile che originariamente doveva essere scoperto e di forma allungata, Fontana vi realizza nella parte anteriore un portico in cui inserisce tra l’altro sui due lati due scale a tenaglia che servono il piano ammezzato.
A sinistra del vestibolo e del portico vi è la cappella di famiglia il cui ingresso è visibile sulla parte sinistra della facciata.
La scala aperta sul fondale del cortile è a tre luci corrispondenti a quelle del porticato e alloggia delle statue di gusto neoclassico nonché una cupola sul passaggio centrale. Questi ultimi elementi sono probabilmente frutto delle modifiche apportate nel 1842 da parte dell’architetto Vincenzo Salomone, incaricato dal principe di Sant’Antimo, che dotò anche di balconi tutte le aperture e in quelli preesistenti sostituì le balaustre con ringhiere in ferro, e adottò infine come finitura superficiale l’attuale intonaco in colore rosso pompeiano.
Il palazzo fu sede nell’Ottocento di una scuola fondata da Basilio Puoti che vi insegnava la purezza della lingua italiana: fra gli allievi De Sanctis, Settembrini e Poerio.
Poi nell’ottobre del 1943 fu sede delle riunioni del Comitato Napoletano di Liberazione Nazionale.
Da Rileggere Napoli Nobilissima di Renato De Fusco ed. Liguori e da Napoli Atlante della città storica – Italo Ferraro Edizioni OIKOS.