piazza Dante
Notizie storiche
L’area corrispondente a piazza Dante, via Pessina, il Cavone e Salvator Rosa era denominata fino al ‘500 Limpiano e risultava fuori le mura anche rispetto alla murazione vicereale come si vede dalla veduta Lafréry del 1566 appresso riportata che mostra la murazione vicereale con la sola Porta Reale e fuori le mura vaste aree ancora inedificate.
A partire da metà del ‘500 furono emanate dal Viceregno diversi bandi, le cosiddette “prammatiche sanzioni“, con cui si vietava di edificare fuori le mura, divieto che venne rinnovato fino al 1717. Questo non impedì un intenso sviluppo urbanistico di quest’area, come evidenziato già dalla veduta Baratta del 1629, che riporta se pur in embrione le istituzioni religiose che vi si svilupperanno come la chiesa di San Domenico Soriano (1619) con annesso convento, la chiesa di Santa Maria del Caravaggio (1625) con annesso convento degli Scolopi, la chiesa di San Michele Arcangelo nata nel Settecento sul sito della chiesetta di Santa Maria della Provvidenza, probabilmente risalente al Cinquecento.
Segue la veduta Baratta (1629).
Quanto al nome della piazza, essa originariamente venne denominata del Mercatello per distinguerla dal Mercato grande che era presso la Marina, perché vi si teneva a partire dal Seicento un mercato ogni mercoledì.
Il nome risulta anche dalla stampa di Cassiano da Silva del 1685 appresso riportata che mostra oltre le due chiese citate di San Domenico Soriano e di Santa Maria del Caravaggio anche la nuova Port’Alba aperta nel 1622 dal viceré don Antonio Alvarez de Toledo Duca d’Alba per rispondere alle richieste pressanti degli abitanti extra moenia, che per raggiungere il centro degli affari e il tribunale dovevano fare un lungo giro attraverso Porta Reale o attraverso la Porta di Costantinopoli.
Segue la stampa di Cassiano da Silva.
La porta è anche rappresentata nelle veduta del 1700 del Parrino appresso riportata.
Essa appare diversa dallo stato attuale perché a seguito della costruzione del Foro Carolino venne modificata per riadattarla allo schema compositivo del Foro: vedi immagine tratta da D’Ambra Napoli Antica del 1886.
Un’altra immagine della porta e della piazza ante Foro Carolino è quella del quadro di Micco Spadaro che le rappresenta all’epoca della terribile pestilenza del 1656.
Il Foro Carolino venne progettato da Luigi Vanvitelli e realizzato tra il 1757 e il 1765 per sistemare urbanisticamente la piazza in forma di emiciclo che facesse da sfondo al monumento equestre di Carlo III. L’emiciclo articolato su colonne giganti e su un nicchione centrale porta una balaustra con 26 statue corrispondenti alle virtù del sovrano.
Il monumento a Carlo III ebbe alterne vicende: fu rifatto per ben tre volte, decapitato dai giacobini nel ’99, poi sostituito dalla statua di Napoleone nel 1808 e definitivamente demolito in epoca di restaurazione borbonica. Poi molti anni dopo fu sostituito dal monumento a Dante Alighieri.
La piazza è stata risistemata negli anni Duemila da Gae Aulenti per accogliere gli accessi alla stazione della metropolitana linea 1.
Ritornando al nome, esso fu cambiato in Foro Carolino nel primo periodo dopo la realizzazione dello stesso e così è denominato nella carta Carafa del 1775, di cui segue lo stralcio; la stessa carta Carafa mostra come la parte nord della piazza fosse denominata all’epoca piazza della Conservazione dei Grani pubblici, nome derivante dai magazzini generali detti Fosse del Grano.
Successivamente ai primi dell’Ottocento diventa Largo dello Spirito Santo (con riferimento alla omonima chiesa poco distante), come documentato dalla carta Marchese del 1804: vedi stralcio.
Nel 1872 viene installato il monumento a Dante e la piazza diventa piazza Dante come documentato dalla carta Schiavone del 1880, che segue.
Da Rileggere Napoli Nobilissima di Renato De Fusco ed.Liguori)