palazzo della Borghesia
Caratteristiche storiche e artistiche
Palazzo realizzato negli anni Ottanta dell’Ottocento nell’ambito del progetto di risistemazione del largo del Castello che condusse alla realizzazione del nuovo Rione Santa Brigida comprendente il prolungamento della via omonima e il nuovo reticolo viario costituito da via Pisanelli, via Verdi e via Leoncavallo.
Il palazzo che occupa un intero isolato fu realizzato in una prima fase su progetto di Errico Alvino tra il 1874 e il 1880 e poi completato su progetto di Guglielmo Raimondi tra il 1887 e il 1890.
Come dal nome la concezione del palazzo è rivolta ad un ceto borghese in quanto riserva ampi spazi al piano terra ed ai piani inferiori a negozi, attività commerciali ed uffici, mentre riserva i piani superiori ad uso residenziale.
L’architettura è di tipo umbertino con basamento in finto bugnato inglobante il primo piano, motivo ripreso nelle lesene che proseguono nella parte superiore. L’ultimo livello prenta delle lesene alternate a riquadri decorati in stucco.
Il portone principale si apre su via S.Brigida mentre altri due portoni si aprono su via S.Carlo: essi introducono ad una articolata serie di cortili che nella concezione originaria dovevano costituire un sistema interconnesso atto a favorire la circolazione ed il passaggio delle persone, quasi una galleria coperta sul modello della Galleria Umberto I.
Il progetto venne però stravolto perché la catena dei cortili risulta disorganica ed interrotta. Lo stesso dicasi per i portici perimetrali previsti dal progetto dell’Alvino e cancellati dal progetto del Raimondi. Insomma un fabbricato speculativo ispirato ad una concezione piccolo borghese dello sfruttamento intensivo degli spazi. (da Italo Ferraro I Quartieri Spagnoli e il Rione Carità ed. Oikos)
Palazzo realizzato negli anni Ottanta dell’Ottocento nell’ambito del progetto di risistemazione del largo del Castello che condusse alla realizzazione del nuovo Rione Santa Brigida comprendente il prolungamento della via omonima e il nuovo reticolo viario costituito da via Pisanelli, via Verdi e via Leoncavallo.
Il palazzo che occupa un intero isolato fu realizzato in una prima fase su progetto di Errico Alvino tra il 1874 e il 1880 e poi completato su progetto di Guglielmo Raimondi tra il 1887 e il 1890.
Come dal nome la concezione del palazzo è rivolta ad un ceto borghese in quanto riserva ampi spazi al piano terra ed ai piani inferiori a negozi, attività commerciali ed uffici, mentre riserva i piani superiori ad uso residenziale.
L’architettura è di tipo umbertino con basamento in finto bugnato inglobante il primo piano, motivo ripreso nelle lesene che proseguono nella parte superiore. L’ultimo livello prenta delle lesene alternate a riquadri decorati in stucco.
Il portone principale si apre su via S.Brigida mentre altri due portoni si aprono su via S.Carlo: essi introducono ad una articolata serie di cortili che nella concezione originaria dovevano costituire un sistema interconnesso atto a favorire la circolazione ed il passaggio delle persone, quasi una galleria coperta sul modello della Galleria Umberto I.
Il progetto venne però stravolto perché la catena dei cortili risulta disorganica ed interrotta. Lo stesso dicasi per i portici perimetrali previsti dal progetto dell’Alvino e cancellati dal progetto del Raimondi. Insomma un fabbricato speculativo ispirato ad una concezione piccolo borghese dello sfruttamento intensivo degli spazi. (da Italo Ferraro I Quartieri Spagnoli e il Rione Carità ed. Oikos)