Tutta la collina di Pizzofalcone, detta anche monte Echia, fu oggetto dell’insediamento greco di Partenope poi divenuto Palepoli, quando fu fondata la città nuova Neapolis nell’attuale centro storico.
La prima architettura di cui si conserva la memoria fu la villa di Lucullo che probabilmente si estendeva anche sull’attiguo isolotto di Megaride; dal nome di Lucullo la strada che ora trattiamo fu detta inizialmente via Lucullana e come tale è indicata sulla pianta Carafa (1775) che la denomina “via del Monte di Dio, già via Lucullana”.
Ma la strada esisteva da molto prima in quanto appare, anche se senza nome, sulla pianta Lafréry del 1566 già dotata di una palazzata continua .
Ancora col nome Monte di Dio la strada è rappresentata sulla pianta Schiavoni del 1880.
Il nome Monte di Dio proveniva dal monastero e chiesa dei Domenicani, fondati da Ferrante Loffredo Marchese di Trevico nel 1588 in adiacenza al suo palazzo, che era l’ex palazzo Carafa, sito sulla sommità del monte Echia. La chiesa del Monte di Dio fu demolita tra la fine del ‘700 e la prima decade dell”800 e la relativa area inglobata nel presidio militare.
La via del Monte di Dio, che collegava la chiesa omonima con la chiesa monastero di S. Maria degli Angeli, dalla seconda metà del ‘500 e poi nei due secoli successivi viene edificata con una serie di palazzi appartenenti a nobili spagnoli o comunque a diplomatici, alti gradi militari e funzionari di corte che sceglievano di risiedervi per la vicinanza del palazzo vicereale/reale, per la vicinanza del presidio militare, per il panorama, per il clima mite e ventilato e per i giardini.
Da notare che tutti i palazzi di questa strada avevano un grande giardino retrostante e questa caratteristica li accomuna alle grandi residenze del ‘500 come i palazzi Cellamare e d’Avalos; naturalmente a partire dall’Ottocento, e in qualche caso anche prima, i giardini vengono occupati da altre costruzioni secondo il noto processo di sfruttamento intensivo degli spazi a scopo speculativo.(da Pizzofalcone e le Mortelle di Italo Ferraro ed. OIKOS e da Rileggere Napoli Nobilissima di Renato De Fusco Liguori Editore)
La prima architettura di cui si conserva la memoria fu la villa di Lucullo che probabilmente si estendeva anche sull’attiguo isolotto di Megaride; dal nome di Lucullo la strada che ora trattiamo fu detta inizialmente via Lucullana e come tale è indicata sulla pianta Carafa (1775) che la denomina “via del Monte di Dio, già via Lucullana”.
Ma la strada esisteva da molto prima in quanto appare, anche se senza nome, sulla pianta Lafréry del 1566 già dotata di una palazzata continua .
Ancora col nome Monte di Dio la strada è rappresentata sulla pianta Schiavoni del 1880.
Il nome Monte di Dio proveniva dal monastero e chiesa dei Domenicani, fondati da Ferrante Loffredo Marchese di Trevico nel 1588 in adiacenza al suo palazzo, che era l’ex palazzo Carafa, sito sulla sommità del monte Echia. La chiesa del Monte di Dio fu demolita tra la fine del ‘700 e la prima decade dell”800 e la relativa area inglobata nel presidio militare.
La via del Monte di Dio, che collegava la chiesa omonima con la chiesa monastero di S. Maria degli Angeli, dalla seconda metà del ‘500 e poi nei due secoli successivi viene edificata con una serie di palazzi appartenenti a nobili spagnoli o comunque a diplomatici, alti gradi militari e funzionari di corte che sceglievano di risiedervi per la vicinanza del palazzo vicereale/reale, per la vicinanza del presidio militare, per il panorama, per il clima mite e ventilato e per i giardini.
Da notare che tutti i palazzi di questa strada avevano un grande giardino retrostante e questa caratteristica li accomuna alle grandi residenze del ‘500 come i palazzi Cellamare e d’Avalos; naturalmente a partire dall’Ottocento, e in qualche caso anche prima, i giardini vengono occupati da altre costruzioni secondo il noto processo di sfruttamento intensivo degli spazi a scopo speculativo.(da Pizzofalcone e le Mortelle di Italo Ferraro ed. OIKOS e da Rileggere Napoli Nobilissima di Renato De Fusco Liguori Editore)
Il viale Calascione, così come il Supportico Astuti, sono brevi diramazioni da via Monte di Dio nella cui struttura urbanistica rientrano, per cui abbiamo deciso filologicamente di includere i relativi palazzi nella trattazione della strada principale; la discesa Calascione in sé sarà documentata nell’ambito di Napoli Verticale.