via Mezzocannone
Notizie storiche
E’ una via parallela ai cardini dell’antica Neapolis che nella sua parte inferiore corre incassata tra le colline dell’Università (Monterone) e di San Giovanni Maggiore.
Nella prima realizzazione di Neapolis in epoca greca la murazione correva lungo il lato orientale della strada e questo si accorda col ritrovamento nel Seicento di resti della porta Cumana o Puteolana in corrispondenza degli scavi per la guglia di San Domenico.
Coll’avvento in città dei Romani dopo il 326 a.C. si vollero accogliere in città gli abitanti dell’antica Parthenope che dovettero lasciare Pizzofalcone per cui si addivenne alla decisione di ampliare la cinta muraria: vedi stralcio della mappa di Napoli greco-romana del Capasso appresso riportato (1904) che mostra la murazione greca e quella romana.
A questo punto il tratto nord del muro sul lato est venne demolito per non interporre barriere tra la città preesistente e il nuovo ampliamento, mentre il tratto inferiore venne conservato e vi si aggiunse un tratto di muro parallelo sul lato ovest. La via incassata tra i due muri paralleli che poi divenne il canale pubblicum a valle aveva libero sbocco al mare e a monte terminava con una porta che dava accesso alla città: tale porta fu detta Ventosa perché costantemente battuta dallo scirocco. Vedi stralcio della mappa Capasso dell’XI secolo.
Il canale publicum accoglieva in origine le acque provenienti dall’area di Caponapoli , la parte alta della città, raccolte attraverso i fossati ad ovest delle mura; poi in esso furono convogliate anche le acque dell’acquedotto della Bolla. Il canale sboccava sulla spiaggia nei pressi dell’attuale piazza della Borsa e lì formava un bacino che fu detto Acquaria o Fusaria, utilizzato per la macerazione delle canape e del lino: in quella stessa zona vi erano due chiese che si chiamavano appunto San Pietro a Fusariello e S. Nicola d’Acquario. Le famiglie nobili della zona costituirono il Seggio degli Acquarii che poi nel tempo fu assorbito dal Seggio di Porto: tra esse i de Gennaro e i famosi Pappacoda.
La parte alta di via Mezzocannone tra la porta Ventosa e il Decumano Inferiore fu detta vico degli Alessandrini, stranieri provenienti da Alessandria d’Egitto di cui in questa parte della città si era formata una numerosa colonia, tanto che la regione venne detta Nilense dal nome del fiume benefico della madrepatria e al centro venne posta la statua del dio che impersona il gran fiume. Questa fu anche l’origine del nome del Sedile di Nilo.
Dopo la fine del Ducato con la deviazione delle acque provenienti da monte, si ha notizia che la via si chiamasse Fontanula da un piccola fonte che scorrendo lungo la via portava le sue acque a mare.
Successivamente la strada fu battezzata Mezzocannone a causa della celebre fontana fatta costruire da Alfonso II quando era Duca di Calabria: il cannone va inteso come cannello di fontana che pare fosse troppo corto ( da cui mezzo cannone). La fontana fu poi smontata in occasione dei lavori del Risanamento e mai più ritrovata (vedi immagine appresso riportata).
Via M. era in origine abitata da importanti famiglie nobiliari dei Sedili di Nilo e di Porto che vi realizzarono le loro case palaziate abbellite anche da giardini e fontane. Ma nella seconda metà del Seicento alle famiglie nobili subentrarono mercanti e artigiani e la situazione ambientale peggiorò drasticamente.
Matilde Serao nel suo Ventre di Napoli descrisse via Mezzocannone come un “budello nero, storto, ripido sdrucciolevole colle sue botteghe che sembrano dei sotterranei, ove sono dei tintori, dei venditori di vino e persino delle ricamatrici di oggetti di chiesa”. La stessa Serao auspicò l’intervento del Risanamento per allargare, ripulire e illuminare il vicolo.
E di fatto il Risanamento a fine Ottocento intervenne allargando il vicolo, abbattendo i vecchi, umidi, oscuri e degradati bassi che ospitavano le suddette botteghe e anche gli ultimi palazzi nobili e costruendo la nuova sede dell’Università federiciana.
L’intervento di demolizione e sostituzione urbana per consentire l’allargamento fu effettuato prevalentemente sul lato ovest della strada come si evince dalla planimetria appresso riportata.
Dall’altro lato, quello est, l’intervento del Risanamento si propose di dare uniformità all’intero blocco universitario integrando le differenze tra Donnaromita e la Casa del Salvatore e tra queste e il prospetto laterale del nucleo nuovo con facciata su Corso Umberto.
Su questo fronte fu anche inserita la palazzina finto-medioevale sostitutiva del demolito palazzo Pappacoda- Orsini che si trovava invece sul lato opposto ad angolo con le rampe di San Giovanni Maggiore.
Via Mezzocannone all’epoca terminava all’incrocio con via Sedile di Porto e in prosecuzione vi era una via che si chiamava Strettola Sedile di Porto.Questo si rileva dalla Carta Marchese (1804 – 1813) appresso riportata.
L’intervento del Risanamento inglobò anche la via Strettola Sedile di Porto rettificandone il tracciato per cui la nuova via Mezzocannone dopo l’incrocio con corso Umberto si innestò direttamente in asse nell’antica Strada San Pietro Martire, poi ribattezzata via Porta di Massa.
Fonti utilizzate:
Napoli greco-romana di Bartolomeo Capasso, Napoli 1978; Napoli Atlante della città storica – Quartieri bassi e Risanamento di Italo Ferraro Napoli 2018; Napoli Antica di Vincenzo Regina, Roma 2016.