Archivio di Stato, piazzetta Grande Archivio
Cenni storici:
Nel IX secolo viene fondato un monastero per 15 monaci per volere del vescovo Atanasio II secondo la regola di san Benedetto.
Nel 902 vi vengono traslate le spoglie di San Severino, fino ad allora custodite nella zona del Castel dell’Ovo, considerata non più sicura da incursioni saracene. Nel 904 vi vengono traslate da Miseno le spoglie del martire San Sossio.
Dopo le devastazioni dell’XI secolo da parte dei Longobardi di Capua ed un periodo di stasi durante il regno degli Angioini che privilegiavano gli Ordini Mendicanti, nel XV secolo il monastero riprese ad ampliarsi con l’appoggio di Alfonso di Aragona e della famiglia Mormile, nobili del Seggio di Portanova che possedevano molti suoli in zona.
Quindi già all’inizio del Cinquecento il monastero prende la sua forma definitiva occupando tutta l’area dal vico San Severino al vico Pensieri con tre Atri-chiostri (del Platano, del Noviziato e di Marmo) a cui nel Seicento ne fu aggiunto un quarto detto 1° Atrio, oggi chiuso, corrispondente all’ingresso originario del monastero su vico San Severino, e le pregevoli sale interne del Refettorio (oggi sala Riccardo Filangieri) e del Capitolo (oggi sala Catasti).
Chiostro del Platano
Fu creato in forme toscane nel Cinquecento sul sito dell’unico chiostro antico del monastero originario; fu rifatto a fine Seicento a seguito del terremoto del 1688 e i nuovi pilastri delle arcate , otto per lato, furono rifatti in piperno a forma di candelieri. Il nome del chiostro fa riferimento ad un platano secondo la leggenda piantato da San Benedetto. Due lati del chiostro sono decorati con un ciclo di affreschi rinascimentali di Antonio Solario detto lo Zingaro con episodi della vita del Santo.
Chiostro del Noviziato
Fu eretto nel Cinquecento alle spalle del chiostro del Platano, rettangolare con lati di sei e cinque campate, con colonne e un pozzo marmoreo al centro.
Sala Riccardo Filangieri – ex Refettorio
La sala dedicata a Riccardo Filangieri di Candida discendente dalla nobile famiglia napoletana, che fu Soprintendente dell’Archivio da 1934 al 1956, ospita il grande affresco della moltiplicazione dei pani e dei pesci e dell’allegoria della fondazione dell’ordine benedettino, opera del Corenzio.
Il monastero fu devastato nel 1799 dai Sanfedisti del cardinale Ruffo e solo nel 1802 fu ristrutturato al ritorno dei monaci.
Nel 1807 il monastero fu soppresso e adibito ad Accademia di Marina.
Nel 1835 infine fu scelto come sede del Grande Archivio del Regno.
Nel 1927 fu completata la nuova facciata dell’Archivio con il nuovo portale di ingresso su piazzetta Grande Archivio: prima l’ingresso principale era da vico San Severino
Da Napoli Atlante della città storica – Quartieri bassi e Risanamento di Italo Ferraro Napoli 2002