Era prima chiamata vico Freddo, in quanto percorrendolo verso piazza S. Pasquale, il lato destro era occupato da una vasta area di giardini che davano quindi un senso di frescura. Questi giardini appartenevano alla villa “la Ferrantina” dimora di Alfonso d’Aragona duca di Calabria, figlio del re Ferrante d’Aragona ed egli stesso re per un breve periodo tra il 1494 e il 1495 col nome di Alfonso II. La villa era una delle “delizie alfonsine” e le altre erano la Conigliera al Cavone, la villa di Poggioreale e la Duchesca.
La villa venne poi rilevata dopo il 1527 dal cardinale Pompeo Colonna, nominato da Carlo V viceré di Napoli, che sviluppò ulteriormente i giardini dotandoli di acqua abbondante; alla morte di questi la villa passò al nuovo viceré don Pedro di Toledo e successivamente al figlio di questi don Garcia di Toledo che la abbellì ulteriormente tanto che i giardini furono denominati “Horti toletani” e avevano viali, esedre e grotte.
Le piante Lafrery (1566) e Baratta (1670) riportano ancora la villa e la tenuta intatte, ma verso la fine del secolo XVII i giardini vennero smembrati e parzialmente occupati da strutture militari come documentato dalla pianta del Duca di Noja (vedi immagini) che vede il palazzo ancora esistente (n.489) ma una vasta parte dei giardini occupata da “Quartieri delle soldatesche regie” (n.491).
La situazione si accentua a metà 800 quando la pianta ufficiale del quartiere Chiaia mostra almeno metà dell’area originaria dei giardini occupata dal “Quartiere degli Svizzeri” (H) e dalla “Scuderia nel Quartiere delle antiche Guardie del corpo” (I), cioè dalla famosa Caserma della Cavallerizza.
Oggi quello che resta dell’antica area giardini e delle vestigia del palazzo di Alfonso II è nel parco Bivona, che sarà oggetto di trattazione separata.
La villa venne poi rilevata dopo il 1527 dal cardinale Pompeo Colonna, nominato da Carlo V viceré di Napoli, che sviluppò ulteriormente i giardini dotandoli di acqua abbondante; alla morte di questi la villa passò al nuovo viceré don Pedro di Toledo e successivamente al figlio di questi don Garcia di Toledo che la abbellì ulteriormente tanto che i giardini furono denominati “Horti toletani” e avevano viali, esedre e grotte.
Le piante Lafrery (1566) e Baratta (1670) riportano ancora la villa e la tenuta intatte, ma verso la fine del secolo XVII i giardini vennero smembrati e parzialmente occupati da strutture militari come documentato dalla pianta del Duca di Noja (vedi immagini) che vede il palazzo ancora esistente (n.489) ma una vasta parte dei giardini occupata da “Quartieri delle soldatesche regie” (n.491).
La situazione si accentua a metà 800 quando la pianta ufficiale del quartiere Chiaia mostra almeno metà dell’area originaria dei giardini occupata dal “Quartiere degli Svizzeri” (H) e dalla “Scuderia nel Quartiere delle antiche Guardie del corpo” (I), cioè dalla famosa Caserma della Cavallerizza.
Oggi quello che resta dell’antica area giardini e delle vestigia del palazzo di Alfonso II è nel parco Bivona, che sarà oggetto di trattazione separata.