via Salvatore Tommasi
La Costigliola è un piccolo colle fuori le mura delimitato dal Cavone, da via Salvator Rosa e da via Pessina.
Nel Cinquecento la Veduta Lafréry (vedi appresso) lo mostra interamente coperto di vegetazione salvo poche casupole; va detto inoltre che all’epoca il colle è interamente di proprietà della famiglia Carafa.
Ma già con la Veduta Baratta del 1627 (vedi appresso) la Costigliola appare parzialmente urbanizzata e attraversata dai due assi longitudinali che oggi si chiamano via Tommasi e via San Giuseppe dei Nudi.
Con la carta Carafa del 1775 (vedi appresso) il tracciato della strada è ormai definitivo e sono leggibili i grandi complessi religiosi di San Potito che diede il primo nome alla strada e di San Giuseppe dei Vecchi.
Con la carta Schiavoni del 1885 (vedi appresso) appare la denominazione di via San Potito ma l’edificio conventuale è già diventato caserma di fanteria.
La stessa carta riporta anche il fabbricato-scala che mette in comunicazione diretta con via Pessina (la Scala a San Potito dell’omonimo romanzo), che fu realizzato nell’ambito della risistemazione di via Pessina a fine Ottocento.
La chiesa e convento di San Potito fondati a metà del Seicento. Il monastero fu dismesso nel 1809 e da allora ha sempre rivestito funzioni militari. La chiesa è oggi sede della Reale Arciconfraternita degli Ufficiali di Banco.
La chiesa e il monastero di San Giuseppe dei Vecchi furono fondati nel Seicento dai Chierici Regolari Minori su progetto architettonico di Cosimo Fanzago. Nel 1825 il monastero venne destinato a Conservatorio per ricovero delle Oblate e successivamente venne requisito dal Comune che tuttora lo utilizza per uffici pubblici. La chiesa è tuttora attiva.