via Francesco Saverio Correra, già Cavone
La veduta Lafréry del 1556 mostra la parte del quartiere Avvocata più prossima alle mura che intorno all’anno 1000 era denominata Limpiano ed era delimitata dall’attuale via Tarsia a sud, dal Cavone a nord, da piazza Dante – via Pessina ad est e da via Salvator Rosa (Infrascata) ad ovest.
Il Limpiano, che nel 1138 era stato concesso dal duca bizantino Sergio VII al Monastero dei SS. Severino e Sossio, fu a partire dal Cinquecento progressivamente urbanizzato attorno ad alcuni assi di penetrazione che fungevano da collegamento tra il centro storico entro le mura e l’area collinare: via Ventaglieri, salita Tarsia, salita Pontecorvo e lo stesso Cavone, la strada che stiamo trattando.
Il Cavone, come ancora oggi viene comunemente chiamata questa via, nasce come alveo di deflusso delle acque piovane provenienti dalla collina del Vomero e canalizzate dall’Infrascata che trasportavano copiosi detriti (dilavati da aree di campagna) le lave e questa funzione ne spiega anche il nome di Cavone perché secondo Gino Doria (Le strade di Napoli) con tale termine si indica in napoletano la via che s’apre l’acqua che scende dalle colline, borrone.
Il Cavone quindi rappresentava la linea di impluvio tra le due alture della Costigliola a nord e di Pontecorvo a sud e la sua posizione orografica incassata ne ha anche condizionato la forma e lo sviluppo urbanistico. Dal lato di Pontecorvo i vicoli trasversali finiscono spesso con ripide gradinate in comunicazione col vico Lungo a Pontecorvo, mentre dal lato della Costigliola si ha uno sviluppo in forma di fondaci per sfruttare gli spazi a ridosso del costone.
L’altimetria della strada può essere schematizzata in due parti: quella lato via Pessina quasi pianeggiante e quella a ridosso dell’Infrascata molto ripida.
Già con la Veduta Baratta del 1627 la realizzazione delle cortine edilizie sui due lati è completa.
A differenza delle salite Tarsia e Pontecorvo e della stessa Costigliola, dove c’è una massiccia presenza di insediamenti religiosi, qui la destinazione è quasi completamente residenziale, anche a causa della ristrettezza degli spazi disponibili nel vallone stesso. Fanno eccezione i due complessi di Santa Monica e di San Giuseppe dei vecchi che hanno il lato postico nella parte finale della salita del Cavone.
Questo si vede bene con la carta Carafa del 1775 dove compare ufficialmente il nome Cavone corrispondente al numero 355 nell’Indice Carletti.
Con la carta Marchese del 1813 il nome divenne Cavone a S.Efremo Nuovo dal nome del monastero che si trova allo sbocco del Cavone sull’Infrascata.
Con la carta Schiavoni del 1885 non vi sono variazioni apprezzabili.
Nel Novecento la strada ha preso il nome di Francesco Saverio Correra che era un famoso avvocato del Foro Napoletano morto nel 1895.