Museo Archeologico Nazionale di Napoli, piazza Museo Nazionale 19
Cenni storici:
Il primo nucleo dell’edificio risale alla seconda metà del Cinquecento (1586) quando il Viceré Duca di Ossuna decise di realizzare una nuova sede per la Cavallerizza ai piedi della collina di Santa Teresa. La costruzione venne sospesa quando ci si accorse che il sito non era adatto ad ospitare dei cavalli per mancanza di acqua. Tale nucleo è ancora riconoscibile sul fronte di via Santa Teresa.
Nel 1612 il nuovo Viceré Conte di Lemos decise di completare l’edificio destinandolo a Palazzo degli Studi abbandonando la vecchia sede nel monastero di San Domenico Maggiore. I lavori procedettero con lentezza e furono a lungo sospesi.
Dalle incisioni di Cassiano da Silva e di Parrino di inizio Settecento si rileva la configurazione incompleta dell’edificio a quell’epoca che comprendeva il corpo centrale e un’ala dal lato via Santa Teresa; si notino anche le mura toledane e la Porta di Costantinopoli di fronte al Museo non ancora demolite.
Comunque l’utilizzazione universitaria durò con alcune interruzioni fino al 1767 quando la sede degli Studi venne trasferita nell’ex Collegio dei Gesuiti in via Paladino a seguito della espulsione di questi dal Regno.
La destinazione museale dell’edificio e la stessa formazione delle collezioni sono legate alla figura di Carlo di Borbone, sul trono del Regno di Napoli dal 1734, e alla sua politica culturale: il re promosse l’esplorazione delle città vesuviane sepolte dall’eruzione del 79 d.C. (iniziata nel 1738 a Ercolano, nel 1748 a Pompei) e curò la realizzazione in città di un Museo Farnesiano, trasferendo dalle residenze di Roma e Parma parte della ricca collezione ereditata dalla madre Elisabetta Farnese.
Vedi stampa d’epoca che ritrae la fase di trasferimento dei reperti.
Si deve al figlio Ferdinando IV il progetto di riunire nell’attuale edificio i due nuclei della Collezione Farnese e della raccolta di reperti vesuviani già esposta nel Museo Ercolanese all’interno della Reggia di Portici. Infatti questi nel 1816 istituì il Real Museo Borbonico, che concepito come museo universale, ospitava anche istituti e laboratori (la Real Biblioteca, l’Accademia del Disegno, l’Officina dei Papiri, l’Accademia delle Scienze e delle Lettere).
Queste sezioni non propriamente museali vennero successivamente trasferite in altre sedi nel 1957 unitamente alla Pinacoteca che fu destinata al Palazzo Reale di Capodimonte dove si trova tuttora. Da quel momento si è consolidata la vocazione di Museo Archeologico che dal 1960 è divenuto Museo Nazionale. Da pochi anni l’istituto ha assunto il nome acronimo di MANN: Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Cenni architettonici :
Dal 1777 l’edificio fu interessato da una lunga fase di lavori di ristrutturazione e progetti di ampliamento, affidati agli architetti F. Fuga e P. Schiantarelli. I lavori vennero proseguiti dall’architetto Francesco Maresca tra il 1801 e il 1821 e completati a partire dal 1831 dall’architetto Pietro Bianchi con l’intervento anche dell’architetto Antonio Niccolini che curò la decorazione del vestibolo.
A questo punto l’aspetto dell’edificio è molto simile a quello attuale come si rileva dalla stampa d’epoca appresso riportata.
Da Aurelio De Rosa I palazzi di Napoli Roma 2001 e da Italo Ferraro Napoli Atlante della città storica – Centro antico Napoli 2006.