palazzo Zevallos Vandeneynden Colonna di Stigliano
L’isolato tra via Toledo, Santa Brigida e via Imbriani (già vico Concezione) costituito originariamente da due file di case, risulta già edificato sulla veduta Lafréry del 1566 e, a parte la casa su Santa Brigida, risulta di proprietà del mercante di origine spagnola Giovanni Zevallos.
Vedi Veduta Lafréry appresso riportata.
La veduta Baratta del 1629 mostra sul lato nord una serie di case non ancora unificate e sul lato sud un palazzo a corte.
Vedi veduta Baratta appresso riportata.
Il palazzo attuale venne commissionato da Zevallos a Cosimo Fanzago negli anni Trenta del Seicento e nel 1647 venne saccheggiato durante i moti di Masaniello.
Tra il 1648 e il 1653 la casa venne acquistata da un ex impiegato e poi socio di Zevallos il fiammingo Giovanni Vandeneynden che ne affidò il restauro a Bonaventura Presti o secondo alcuni allo stesso Fanzago e lo arricchì di affreschi e di una ricchissima collezione di opere d’arte (successivamente quasi completamente alienata).
A seguito di matrimonio di una delle figlie di Vandeneynden, a fine Seicento il palazzo passò ai Colonna che nel Settecento assunsero anche il blasone degli Stigliano; l’aspetto del palazzo all’epoca risulta dall’incisione del Petrini del 1718.
Nel 1799 il palazzo venne nuovamente danneggiato stavolta dall’esercito dei Sanfedisti arrivati per stroncare nel sangue la repubblica partenopea e dopo il 1830, con la proprietà ormai frazionata, venne ristrutturato ad opera di Guglielmo Turi.
A seguito di tale intervento furono probabilmente eliminati tutti gli ornamenti fanzaghiani sulla facciata ad eccezione del ricchissimo portale; questo racchiude un arco in marmo bianco tra le colonne bugnate in piperno con capitelli che si sviluppano tra maschere e festoni. Al centro lo stemma gentilizio coronato ha ai lati due anfore.
Dopo altri passaggi di proprietà il palazzo è divenuto dai primi decenni del Novecento sede della Banca Commerciale (oggi Intesa San Paolo) che ne affidò la ristrutturazione e riconversione a Luigi Platania. Questo coprì il cortile centrale da utilizzare come sala per il pubblico con una vetrata liberty e creò una scala monumentale, in uno stile tra il neoclassico e il liberty, dal lato opposto rispetto alla scala esistente.
Il palazzo ha oggi quasi una prevalente destinazione culturale per la presenza di numerose opere d’arte di proprietà della Banca esposte al pubblico tra cui Il martirio di S.Orsola del Caravaggio.
Da Napoli Atlante della città storica – Italo Ferraro ed. OIKOS, da I palazzi di Napoli – Aurelio De Rose ed. Newton & Compton, da I palazzi di Napoli di Sergio Attanasio ed. ESI, da Facciate delli palazzi più cospicui della città di Napoli di Paolo Petrini, 1718.