palazzo Tocco di Montemiletto ex Tapia
Notizie storiche e architettoniche
Il giudice spagnolo Egidio Tapia fa costruire nel 1572 un primo palazzo da Giovan Francesco Di Palma detto il Mormando secondo, poi nel 1574 fa costruire un secondo palazzo collegato al primo con un ponte: la via così formata viene denominata il Ponte di Tappia.
I palazzi subirono gravi danni nella famosa alluvione del 1656, dovuta allo scoppio del grande collettore fognario di Toledo, e poi furono oggetto di diversi passaggi di proprietà finché nel 1832 furono acquistati da Francesco Paolo Tocco principe di Montemiletto che ne affidò la ristrutturazione a Stefano Gasse, architetto di grido, autore del vicino palazzo dei Ministeri borbonici: ristutturazione che si focalizzò sul palazzo lato nord, il più grande.
Negli anni ’50 del Novecento nell’ambito del nuovo Rione Carità il fabbricato sud e il ponte vennero abbattuti e il sito risultante dalle demolizioni venne occupato da un nuovo fabbricato che ospitò tra gli altri il famoso Bar Motta.
L’ultimo esponente della famiglia fu Carlo Capece Galeota morto nel 1908, per volontà del quale nel cortile è lo stemma dei Capece Galeota mentre sul portale vi è lo stemma dei Tocco.
L’aspetto attuale del palazzo rispecchia la trasformazione operata dal Gasse che riconvertì la facciata in senso neoclassico salvo il portale che conserva elementi barocchi. Sopra un basamento a bugna liscia vi sono i tre ordini di altezza degradante dal basso verso l’alto a lesene doriche, ioniche e corinzie.
La scala aperta a tre luci richiama i tre ordini della facciata.
Il giudice spagnolo Egidio Tapia fa costruire nel 1572 un primo palazzo da Giovan Francesco Di Palma detto il Mormando secondo, poi nel 1574 fa costruire un secondo palazzo collegato al primo con un ponte: la via così formata viene denominata il Ponte di Tappia.
I palazzi subirono gravi danni nella famosa alluvione del 1656, dovuta allo scoppio del grande collettore fognario di Toledo, e poi furono oggetto di diversi passaggi di proprietà finché nel 1832 furono acquistati da Francesco Paolo Tocco principe di Montemiletto che ne affidò la ristrutturazione a Stefano Gasse, architetto di grido, autore del vicino palazzo dei Ministeri borbonici: ristutturazione che si focalizzò sul palazzo lato nord, il più grande.
Negli anni ’50 del Novecento nell’ambito del nuovo Rione Carità il fabbricato sud e il ponte vennero abbattuti e il sito risultante dalle demolizioni venne occupato da un nuovo fabbricato che ospitò tra gli altri il famoso Bar Motta.
L’ultimo esponente della famiglia fu Carlo Capece Galeota morto nel 1908, per volontà del quale nel cortile è lo stemma dei Capece Galeota mentre sul portale vi è lo stemma dei Tocco.
L’aspetto attuale del palazzo rispecchia la trasformazione operata dal Gasse che riconvertì la facciata in senso neoclassico salvo il portale che conserva elementi barocchi. Sopra un basamento a bugna liscia vi sono i tre ordini di altezza degradante dal basso verso l’alto a lesene doriche, ioniche e corinzie.
La scala aperta a tre luci richiama i tre ordini della facciata.
Da Napoli Atlante della città storica – Italo Ferraro ed. OIKOS, da I palazzi di Napoli – Aurelio De Rose ed. Newton & Compton, da I palazzi di Napoli di Sergio Attanasio ed. ESI)