palazzo Berio ex Conte di Mola
Notizie storiche e architettoniche
L’isolato è già presente nella veduta Baratta del 1629, poi si ha notizia che nel 1652 il palazzo apparteneva al portoghese Simon Vaaz conte di Mola, presidente della regia Camera della Sommaria.
Il palazzo venne preso in fitto da un patrizio genovese, il marchese di Salsa Giovan Domenico Berio nel 1772, per organizzarvi una grande festa in onore dei regnanti per la nascita del primo figlio di Maria Carolina e Ferdinando IV, e fu poi acquistato dallo stesso pochi mesi dopo.
Il Berio ne affidò il restauro, secondo alcuni autori, a Luigi Vanvitelli che peraltro morì pochi mesi dopo.
Il palazzo presenta un basamento ad archi bugnati, un primo ordine di paraste lisce che raccordate con la fascia marcapiano riquadrano le aperture, e un secondo ordine ionico con aperture sormontate da timpani curvilinei.
Gli interni furono decorati verso la fine del 700 da Giacinto Diano e Gaetano Magri.
La fama del palazzo crebbe molto all’epoca di Francesco Maria Berio, figlio del marchese di Salsa, che ne fece un cenacolo di artisti, tra cui Rossini (per il quale scrisse il libretto dell’Otello) e Stendhal, e lo arricchì di opere d’arte tra cui il gruppo di Venere e Adone del Canova ora a Ginevra e di una ricchissima biblioteca ora in Inghilterra.
Il palazzo, restaurato nel 1826 ad opera di Gaetano Genovese, ospitava al piano terra la famosa pasticceria svizzera Caflisch.
Bella e particolare la fontana con la testa di cervo nel cortile.
L’isolato è già presente nella veduta Baratta del 1629, poi si ha notizia che nel 1652 il palazzo apparteneva al portoghese Simon Vaaz conte di Mola, presidente della regia Camera della Sommaria.
Il palazzo venne preso in fitto da un patrizio genovese, il marchese di Salsa Giovan Domenico Berio nel 1772, per organizzarvi una grande festa in onore dei regnanti per la nascita del primo figlio di Maria Carolina e Ferdinando IV, e fu poi acquistato dallo stesso pochi mesi dopo.
Il Berio ne affidò il restauro, secondo alcuni autori, a Luigi Vanvitelli che peraltro morì pochi mesi dopo.
Il palazzo presenta un basamento ad archi bugnati, un primo ordine di paraste lisce che raccordate con la fascia marcapiano riquadrano le aperture, e un secondo ordine ionico con aperture sormontate da timpani curvilinei.
Gli interni furono decorati verso la fine del 700 da Giacinto Diano e Gaetano Magri.
La fama del palazzo crebbe molto all’epoca di Francesco Maria Berio, figlio del marchese di Salsa, che ne fece un cenacolo di artisti, tra cui Rossini (per il quale scrisse il libretto dell’Otello) e Stendhal, e lo arricchì di opere d’arte tra cui il gruppo di Venere e Adone del Canova ora a Ginevra e di una ricchissima biblioteca ora in Inghilterra.
Il palazzo, restaurato nel 1826 ad opera di Gaetano Genovese, ospitava al piano terra la famosa pasticceria svizzera Caflisch.
Bella e particolare la fontana con la testa di cervo nel cortile.
Da Napoli Atlante della città storica – Italo Ferraro ed. OIKOS, da I palazzi di Napoli – Aurelio De Rose ed. Newton & Compton, da I palazzi di Napoli di Sergio Attanasio ed. ESI