Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, via Duomo
Quando già esisteva la basilica di Santa Restituta, tra il 495 e il 510 il vescovo Stefano I fondò una chiesa che da lui fu chiamata Stefania; essa occupava l’area del transetto dell’attuale Duomo ed aveva la facciata sul Decumano maggiore a cui si accedeva mediante una scalinata tuttora esistente. La Stefania che aveva tre navate con sei colonne per lato nel 1283 fu dedicata alla Vergine Assunta.
Nel 1285 Carlo I d’Angiò iniziò i lavori per l’unificazione delle due basiliche di Santa Restituta e Stefania creando una nuova basilica rivolta all’attuale via Duomo, allora il cardine Vicus Radii solis.
I lavori proseguirono fino al 1337 con Carlo II e poi con re Roberto. La facciata a cui aveva lavorato Tino da Camaino crollò nel 1349 e fu rifatta su commissione del cardinale Enrico Capece Minutolo, opera completata nel 1407.
Tra il 1301 e il 1405 era stata costruita la cappella Capece Minutolo gestita dalla famiglia come chiesa indipendente con accesso dal transetto.
Nel 1470 la facciata, di nuovo danneggiata da un terremoto, fu restaurata per volere del cardinale Capece Piscitelli, ma rimase scabra almeno fino al Seicento.
Tra il 1497 e il 1508 fu costruito sotto il transetto il cosiddetto Succorpo di San Gennaro per accogliere le spoglie di San Gennaro traslate dall’Abbazia di Montevergine a Napoli dal cardinale Alessandro Carafa nel 1497.
Tra il 1608 e il 1637 venne costruita la Cappella del Tesoro di San Gennaro in affiancamento alla navata destra.
Con l’allargamento di via Duomo nel 1868 su progetto di Francesconi e Cangiano si costruì un porticato simmetrico ad angolo sui due lati del largo prospiciente la facciata.
Nel 1876 venne bandito un concorso per la facciata del Duomo, vinto da Errico Alvino: i lavori del nuovo prospetto in stile neogotico, iniziati nel 1877, si conclusero nel 1905.
Facciata
La facciata presenta una struttura a salienti, con tre portali gotici e tre cuspidi, ornate da sculture in marmo, in corrispondenza di ognuna delle tre navate; in quella centrale, entro un rosone cieco, si trova la statua del Cristo Benedicente.
Nel progetto di Alvino fu previsto l’inserimento di opere recuperate dalla facciata di inizio Quattrocento: infatti il portale centrale, sostenuto da leoni stilofori risalenti alla facciata originaria di Tino di Camaino, così come i due portali laterali in stile gotico internazionale sono opera dello scultore Antonio Baboccio da Piperno, che eseguì nella lunetta centrale anche le sculture dei Santi Pietro e Gennaro ed il Cardinale Minutolo adorante, ai lati della Madonna col Bambino ancora del Camaino.
Nella facciata si aprono inoltre cinque finestre, anch’esse in stile gotico: due bifore nei due basamenti dei campanili, due trifore, una per ognuna delle due navate laterali, e la quadrifora nella navata centrale.
Navata centrale
L’interno, con pianta a croce latina, è costituito da un’aula suddivisa in tre navate con cappelle laterali; le tre navate sono separate da una sequenza di otto pilastri per lato, in cui sono incorporati fusti di antiche colonne romane, sulle quali poggiano gli archi ogivali, decorati a stucco e marmo.
La navata centrale, lunga circa 100 m ed alta circa 35 m, è coperta dal ricco soffitto a cassettoni seicentesco.
Sulle pareti della navata ci sono dipinti di Luca Giordano raffiguranti Apostoli e Dottori della Chiesa sulla fascia superiore, ed i Santi patroni di Napoli nei clipei della fascia inferiore. Sui sedici pilastri, invece, sono sistemate le edicole con i busti dei primi sedici vescovi della città, scolpiti tra il Seicento e il Settecento.
Controfacciata
Sulla controfacciata sono collocati i sepolcri di Carlo I d’Angiò, re di Napoli, di Carlo Martello d’Angiò, re titolare d’Ungheria, e di sua moglie Clemenza d’Asburgo, commissionati dal viceré Enrique de Guzmán a Domenico Fontana nel 1599 in sostituzione degli originali trecenteschi andati distrutti a metà del Cinquecento.
Navata destra
La seconda cappella, del Crocefisso, ospita monumenti del Fanzago e due monumenti sepolcrali alla famiglia Caracciolo di Tino di Camaino.
La quarta cappella è chiamata delle Reliquie perché ospita tutte le reliquie della città appartenenti ad enti religiosi soppressi.
La quinta cappella è infine dedicata ai Santi Tiburzio e Susanna e vede dominare al suo interno il grande monumento funebre al cardinale Francesco Carbone, eseguito nel 1405 da Baboccio da Piperno (?).
Transetto destro
Notevole la pala dell’Assunzione della Vergine del Perugino, pala che originariamente era sull’altare maggiore anche perché il Duomo è dedicato all’Assunta.
La tavola (che si compone di otto fasce congiunte) vede la scena ritratta divisa su due piani, com’era consuetudine per il Perugino in questo genere di opere. Nella parte alta è la Vergine Assunta contornata da angeli musicanti.
In basso è un tipico paesaggio umbro dove sono disposti in primo piano figure di santi (tra cui san Tommaso, san Paolo e san Gennaro dietro al Carafa) e apostoli adoranti. A sinistra invece c’è il ritratto del committente in preghiera.
Poi, dopo la cappella Capece Minutolo, troviamo la Cappella di Sant’Aspreno o Tocco di Montemiletto con affreschi del Cinquecento di Agostino Tesauro e le spoglie del santo.
Abside – tribuna
L’abside di epoca angioina originariamente poligonale venne modificata in senso barocco in successivi rifacimenti di cui l’ultimo fu eseguito tra il 1714 e il 1744 dall’architetto senese Paolo Posi su commissione del Cardinale Giuseppe Spinelli: la volta fu abbassata e il presbiterio allungato sino ad occupare parte del transetto; l’altare maggiore, nel quale sono custodite le reliquie dei santi Agrippino, Acuzio ed Eutiche, è sovrastato dalla scultura raffigurante l’Assunta, di Pietro Bracci (scultore noto per il gruppo statuario al centro della fontana di Trevi), realizzata nel 1739 e chiaramente ispirata alla berniniana cattedra di San Pietro.
Succorpo
La cappella del Succorpo, posta al di sotto della zona absidale, risulta essere un esempio di architettura rinascimentale databile tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
Essa fu voluta e finanziata dal Cardinale Oliviero Carafa fratello del Carafa che aveva eseguito la traslazione da Montevergine. Alcuni studiosi attribuiscono il progetto a Bramante, mentre da dati più certi risulta che venne realizzata dallo scultore lombardo Tommaso Malvito.
La cappella è suddivisa in tre navate da colonne marmoree: al centro c’è la scultura marmorea di Oliviero Carafa orante mentre il soffitto cassettonato, anch’esso in marmo, è impreziosito da sedici bassorilievi che figurano i busti di santi napoletani, dei dottori della chiesa, dei quattro evangelisti e della Madonna col Bambino.
La cappella contiene le spoglie di San Gennaro conservate in un’anfora longobarda.
Transetto sinistro
La seconda cappella sul lato presbiteriale, è di San Lorenzo (o degli Illustrissimi), commissionata dall’arcivescovo Umberto d’Ormonte intorno al secondo decennio del Trecento ed alle cui pareti ci sono resti di affreschi attribuiti a Lello da Orvieto, con in particolare un pressoché intatto Albero della vita (o di Jesse) posto sulla controfacciata.
Sullo stesso lato presbiteriale vi è l’altare Loffredo del 1689, opera di Bartolomeo e Pietro Ghetti.
In alto sulla parete di fondo del transetto sono collocate due dipinti che originariamente costituivano le portelle dipinte di due organi barocchi, dipinti opera di Giorgio Vasari, che raffigurano rispettivamente la Natività a sinistra ed i Sette patroni di Napoli a destra. I relativi organi sono stati trasferiti in Santa Maria la Nova.
Nella parete di sinistra invece il Cenotafio di Innocenzo XII Pignatelli di Domenico Guidi del 1686, uno degli ultimi papi provenienti dal sud Italia.
Fonti utilizzate:
Napoli Atlante della città storica – Centro Antico di Italo Ferraro Napoli 2002, Guida Sacra della città di Napoli di Gennaro Aspreno Galante Napoli 1872, Wikipedia