via Duomo
L’attuale via Duomo riprende con maggior larghezza il tracciato di una serie di cardini consecutivi (non del tutto allineati tra loro) che partendo da nord in prossimità delle mura continuavano sin dopo l’incrocio con il decumano inferiore per poi deviare verso sud-est fino a raggiungere il tratto meridionale delle mura all’altezza della Selleria. Tutto questo è riscontrabile dallo stralcio della carta Carafa del 1775 appresso riportata.
La via si chiamava anticamente Radii Solis (via del Raggio di Sole), alludendo probabilmente al tempio del dio Apollo che sorgeva nelle vicinanze, e poi in epoca successiva via del Tarì.
In epoca borbonica si evidenziò la necessità di allargare la strada per creare un collegamento diretto e scorrevole tra via Foria e via Marina e il relativo progetto venne anche approvato nel 1853 da Ferdinando II.
Nel 1860, Francesco II di Borbone stabiliva che la strada, portata a 60 palmi di larghezza (circa 15 metri), raggiungesse il vescovado e che la direzione fosse affidata a Cangiano e Francesconi; tuttavia, gli incalzanti avvenimenti politici ne impedirono l’esecuzione.
Il progetto presentato nel 1853 fu confermato da Garibaldi il 18 ottobre 1860; in esso si prevedeva l’allargamento limitando l’intervento sul lato ovest alle sole facciate dei preesistenti edifici (gli androni, le scale e i cortili conservano tuttora, infatti, l’originario aspetto).
Nel marzo del 1861 fu finalmente bandito l’appalto dei lavori, avviati nel successivo mese di giugno, lavori che sarebbero durati fino al 1868 per il tratto fino al vescovado; il prolungamento sino a via San Biagio dei librai e a via Vicaria Vecchia fu compiuto invece nel 1870. Ciò risulta dalla carta Schiavoni appresso riportata, datata 1877.
Per il completamento dell’ultima parte fino a via Marina bisognò aspettare sino al 1885, per gli interventi più impegnativi sulle chiese di San Giorgio Maggiore e San Severo nonché su palazzo Como.
Il completamento degli edifici, in quest’ultimo tratto fu incluso nelle opere del Risanamento.
Qui di seguito esporremo le varie tipologie di intervento adottate in pratica sui lati ovest ed est della via
Lato Ovest
Il palazzo d’angolo con via Foria fu costruito ex novo da Antonio Francesconi, che era anche l’autore con Luigi Cangiano del progetto generale di allargamento di via Duomo.
Il Francesconi aveva previsto due palazzi gemelli ai due angoli con via Foria; sennonché all’angolo est c’era già il Mercato dei Commestibili costruito nel 1849 e che sopravvisse fino agli anni Cinquanta del Novecento quando il famoso Ottieri costruttore e Assessore della Giunta Lauro lo acquistò e lo sostituì con un fabbricato per abitazioni di 14 piani che esiste tuttora.
Nel tratto tra via Settembrini e via S.Giuseppe Ruffi furono realizzati dei fabbricati (civici 78-36) di ridotta profondità per case d’affitto a spese del suolo dei monasteri di Gesù delle Monache e di San Giuseppe Ruffi che subì un taglio del chiostro grande : fabbricati di questo tipo di ridotto spessore aventi lo scopo di dare uniformità architettonica alla strada sui due lati sono detti fabbricati crosta, quasi delle scenografie teatrali.
Nel tratto tra via San Giuseppe Ruffi e via Tribunali né i palazzi storici ai civici 152 Miradois e 166 Cancellara né il complesso dei Gerolamini subirono alterazioni per l’allargamento della strada.
Nel tratto compreso tra via Tribunali e San Biagio del Librai tutti i palazzi preesistenti (civici 184, 196, 202, Grande Loggia, Persico, 228, 236) non subirono modifiche salvo un generale rinnovo delle facciate.
Nel tratto compreso tra San Biagio dei librai e via D’Alagno, corrispondente ai preesistenti vico San Giorgio Maggiore e via San Severo al Pendino, fu necessario intervenire su tutta la cortina resecando due edifici con ingresso rispettivamente da via San Biagio dei Librai e da vico Paparelle, nonché il palazzo Paparo; la chiesa di San Severo fu mutilata di tre campate della navata e infine il palazzo Como fu addirittura traslato di 20 metri in considerazione del suo valore storico e artistico.
Lo stralcio della Carta Schiavoni del 1877 appresso riportato evidenzia le problematiche che si dovettero affrontare.
Il tratto più a sud fino all’innesto su piazza Nicola Amore e sul Rettifilo fu rifatto integralmente nell’ambito del progetto del Risanamento.
Lato Est
Nel tratto tra via Foria e via Settembrini il palazzo al civico 19 fu costruito ex novo su progetto dello stesso Francesconi.
Il tratto tra via Settembrini e vico Donnaregina è composto di palazzi costruiti ex novo a spese del chiostro grande e del grande giardino del complesso di Donnaregina vecchia e Nuova (civici 33, 45, 61, 77, 89).
Il tratto tra via Donnaregina e via Tribunali, che comprende il Duomo e l’Arcivescovado, fu interessato dal progetto di allargamento perché si volle cogliere quella occasione di rinnovo urbanistico per creare uno slargo significativo davanti al sagrato della cattedrale: la scelta fu quella di realizzare un porticato simmetrico ad angolo tra i due lati della facciata e la strada. Nel contesto di questo intervento tutta la cortina dell’isola prospiciente via Duomo fu rifatta.
Nel tratto tra via Tribunali e via Vicaria Vecchia tutto il fronte strada fu demolito e sostituito da nuovi fabbricati: la chiesa già dismessa di Santo Stefano fu demolita e la stessa sorte subì la chiesa delle Crocelle ai Mannesi che però venne ricostruita in posizione sopraelevata. Nell’occasione venne ricavata la nuova piazza Crocelle ai Mannesi per dare ampiezza al sagrato della chiesa di San Giorgio Maggiore.
Il tratto successivo tra via Vicaria Vecchia e via Burali d’Arezzo comprende innanzitutto la antichissima chiesa di San Giorgio Maggiore che fu privata della navata ovest e poi i due palazzi De Bellis e Accadia che non furono toccati dall’allargamento in quanto compatibili per la loro posizione con il nuovo fronte stradale.
Il tratto più a sud fino all’innesto con piazza Nicola Amore fu rifatto integralmente nell’ambito del progetto del Risanamento.
Fonti utilizzate:
Wikipedia, Napoli Atlante della città storica – Centro antico di Italo Ferraro Napoli 2002, Napoli Atlante della città storica – Quartieri bassi e il Risanamento di Italo Ferraro Napoli 2018.