Palazzo e largo Proprio di Avellino
Notizie storiche e architettoniche
Costruito nel XIV secolo su disegno di Giacomo de Sanctis, venne ristrutturato nel Cinquecento dalla famiglia De Rossi, di cui faceva parte anche la madre del Tasso che da piccolo abitò nel palazzo, imparentata con i principi di Avellino.
Nel 1612 il palazzo, acquistato dal Principe di Avellino Camillo Caracciolo, viene ristrutturato di nuovo colla realizzazione tra l’altro della scala aperta nel primitivo cortile.
Il principe aveva anche acquistato il convento di fronte dalle suore di San Potito, convento che esisteva dal XIV secolo, per farne un unico organismo edilizio col palazzo trasformando il preesistente chiostro del convento in una piazza pubblica ma di fatto al servizio del suo palazzo: perciò si chiama Largo proprio di Avellino.
In questo intento vengono realizzati i due cavalcavia che scavalcano il decumano ai due accessi al largo per collegare il palazzo originario con le due ali dell’ex convento.
Il progetto del Seicento non venne mai completato ma si vedono le sette arcate tompagnate i cui pilastri reggono un cornicione profondo sormontato da una balconata continua.
Costruito nel XIV secolo su disegno di Giacomo de Sanctis, venne ristrutturato nel Cinquecento dalla famiglia De Rossi, di cui faceva parte anche la madre del Tasso che da piccolo abitò nel palazzo, imparentata con i principi di Avellino.
Nel 1612 il palazzo, acquistato dal Principe di Avellino Camillo Caracciolo, viene ristrutturato di nuovo colla realizzazione tra l’altro della scala aperta nel primitivo cortile.
Il principe aveva anche acquistato il convento di fronte dalle suore di San Potito, convento che esisteva dal XIV secolo, per farne un unico organismo edilizio col palazzo trasformando il preesistente chiostro del convento in una piazza pubblica ma di fatto al servizio del suo palazzo: perciò si chiama Largo proprio di Avellino.
In questo intento vengono realizzati i due cavalcavia che scavalcano il decumano ai due accessi al largo per collegare il palazzo originario con le due ali dell’ex convento.
Il progetto del Seicento non venne mai completato ma si vedono le sette arcate tompagnate i cui pilastri reggono un cornicione profondo sormontato da una balconata continua.
Da Napoli Atlante della città storica di Italo Ferraro Edizioni CLEAN