I decumani, detti in epoca greca plateiai, erano le strade principali di Neapolis . I decumani di cui si ha notizia certa erano il Decumano Inferiore (attuale Spaccanapoli), il Decumano Maggiore (praticamente via Tribunali) e il Decumano Superiore che comprende via della Sapienza, largo Regina Coeli, via Pisanelli, via Anticaglia, largo Proprio di Avellino,via San Giuseppe Ruffi, via e largo Donnaregina, via Santi Apostoli e via Santa Sofia.
I decumani che distano tra loro 185 metri e sono orientati da ovest a est formano un reticolo ortogonale con i cardini (o stenopoi) che li intersecano essendo orientati sud – nord: tale schema urbanistico che è tipico di molte città greche e della Magna Grecia, risale a Ippodamo di Mileto del V secolo a.c. e in effetti Neapolis fu fondata nel V secolo da coloni greci provenienti da Cuma e da Siracusa.
In realtà nell’antica Neapolis il reticolo viario è tutto ruotato di 20° rispetto ai due assi canonici Est per i decumani e Nord per i cardini: pertanto i Decumani sono orientati a 70° ENE e i cardini a 320° NNO. Questa rotazione sarà nata dalla necessità di adattare il modello teorico ippodameo alla orografia dei luoghi.
Lo stralcio della carta Carafa (1775) mostra la struttura urbanistica di Neapolis, il centro antico di Napoli, con i tre decumani.
Il Decumano Superiore
Al contrario degli altri decumani tutto il primo tratto di questo decumano ha un andamento estremamente irregolare con i diversi tratti non perfettamente allineati: il fenomeno è stato spiegato col fatto che il piano urbanistico con i tre assi rettilinei è stato messo in atto quando il nucleo più antico di Neapolis era stato già costruito e tale nucleo era costituito dall’acropoli delimitata a ovest dalle mura su via Costantinopoli, a nord dalle mura su via Foria, a sud dallo stesso Decumano Superiore e ad est dall’attuale via Duomo. In questa parte alta di Neapolis non troviamo neanche le regolari strade da nord a sud che sono i cardini. Il Decumano Superiore, in cui prevalgono le insule monastiche rispetto alle case palaziate nobiliari, è quello meno conosciuto e meno battuto da percorsi turistici e commerciali, anche se ha visibili resti di della Napoli greco-romana.
L’andamento globale del Decumano Superiore è rilevabile dallo stralcio della carta Carafa (1775) e dalla mappa stradale attuale appresso riportate: il confronto tra le due mostra la massiccia occupazione da parte delle strutture ospedaliere universitarie delle aree prima occupate dalle insule monastiche.
Il primo tratto costituito da via della Sapienza, detta anticamente via Marmorata, e dal largo Regina Coeli è appresso riportato nello stralcio della carta Carafa del 1775 che mostra i grandi complessi monastici e nella mappa stradale attuale:
• Il monastero della Sapienza, che a fine Ottocento fu quasi completamente smantellato per realizzare il Policlinico (ad eccezione della chiesa);
• Il monastero di S.Andrea delle Dame riconvertito in Cliniche Universitarie sempre a fine Ottocento
• Santa Maria Regina Coeli, il cui monastero è oggi occupato dalle suore della Carità di S.Vincenzo che lo hanno trasformato in Educandato.
Le insule monastiche risalgono tutte al Cinquecento e Seicento. Il largo Santa Maria Regina Coeli detto anticamente Capo de Trio perché vi convergevano le tre vie Pisanelli, Atri e San Gaudioso, è caratterizzato da un cavalcavia con sovrastante campanile, che fu realizzato dalle monache del monastero nel Settecento di Santa Maria Regina Coeli per collegare la casa madre col fabbricato di fronte dalle stesse acquistato.
L’edificio civile degno di nota di questa prima parte del Decumano è in largo Regina Coeli ilPalazzo Bonifacio (cliccabile a lato).
Il secondo tratto del decumano costituito da via Pisanelli detta anticamente via dei Tori, via Anticaglia detta anticamente Somma Piazza o Pozzo Bianco e il Largo Proprio di Avellino, così come appresso riportato nello stralcio della carta Carafa (1775) e nella mappa stradale attuale, comprende le insule monastiche del Monastero delle Trentatré e di Santa Patrizia, l’area dell’Odeon nonché i resti del Teatro Romano scoperto.
Il confronto tra le due mappe mostra la massiccia prevalenza delle strutture ospedaliere universitarie nelle aree prima occupate dalle insule monastiche.
Il monastero delle Trentatré o di Santa Maria di Gerusalemme fu fondato nel Cinquecento da Maria Longo, la stessa nobildonna che aveva fondato l’Ospedale degli Incurabili ed è attivo tuttora anche se nel 1918 subì la perdita del giardino e del chiostro inglobati nel Dispensario Antitubercolare di via Ormanni.
Il monastero di Santa Patrizia è utilizzato a partire da fine Ottocento a tutt’oggi come Clinica Universitaria.
Dell’Odeon, il teatro coperto costruito tra il I secolo a.c. ed il I secolo d.c., non vi sono resti visibili salvo la forma urbana con l’andamento curvilineo di via Pisanelli dovuto all’adattamento nel tempo dei fabbricati sorti intorno e sui resti della cavea.
Gli elementi degni di nota di questa seconda parte del Decumano sono appresso elencati e cliccabili a lato.
In via Pisanelli: il palazzo Orimini poi Sanfelice di Bagnoli
In via Anticaglia:il palazzo Arcucci, il palazzo Capece Zurlo,i resti del Teatro romano,il palazzo di Nerone,il palazzo in via Anticaglia 13.
Nel largo Proprio di Avellino: il palazzo di Avellino
Il terzo tratto comprende l’insula monastica di San Giuseppe Ruffi, la chiesa di S. Maria Donnaregina nuova e il monastero di S. Maria Donnaregina antica, il palazzo Arcivescovile, la Chiesa Monastero dei Gerolamini e il complesso conventuale dei SS.Apostoli con annessa chiesa: vedi appresso lo stralcio della carta Carafa (1775) e la mappa stradale attuale.
Il monastero di San Giuseppe Ruffi fondato nel Seicento esiste tuttora anche se il chiostro è stato parzialmente tagliato nell’Ottocento per l’allargamento di via Duomo.
Il convento e la chiesa dei Gerolamini furono fondati nel Seicento dai discepoli di San Filippo Neri. Oggi il Complesso dei Gerolamini, comprendente la chiesa monumentale, la quadreria e la famosa biblioteca di testi antichi e rari, è gestito dal Polo Museale per la Campania.
Il monastero di Donnaregina antica, fondato sul finire del XIII secolo per volere della regina Maria di Ungheria consorte di Carlo II d’Angiò (detto lo zoppo), sul sito di un convento più antico, fu soppresso a metà Ottocento ed è oggi utilizzato unitamente alla chiesa di Donnaregina nuova come Museo Diocesano, sala per concerti e come Scuola di Specializzazione in Restauro dei monumenti.
Il monastero dei SS. Apostoli, fondato dai Padri Teatini nel Seicento sul sito di una chiesa molto più antica, fu soppresso nell’Ottocento e utilizzato nel tempo come Camera Notarile, come Caserma, come Manifattura Tabacchi e oggi come Liceo Artistico Statale.
I palazzi degni di nota di questa terza parte del Decumano sono appresso elencati e cliccabili a lato.
In via e largo Donnaregina: il palazzo Arcivescovile e il palazzo di Largo Donnaregina 4.
In via SS. Apostoli: il palazzo di via SS.Apostoli 3 e il palazzo Di Somma.
Fonti utilizzate:
- Napoli Atlante della città storica – Italo Ferraro – Edizioni CLEAN – Napoli
- Napoli greco-romana – Mario Napoli – Fausto Fiorentino Editore – Napoli
- Napoli antica – Vincenzo Regina – Newton Compton Editori – Roma
- Napoli greco-romana – Bartolomeo Capasso – Arturo Berisio Editore – Napoli
- I palazzi di Napoli – Aurelio De Rose – Newton Compton Editori – Roma