chiesa ed ex monastero di San Lorenzo Maggiore, piazza San Gaetano
Preesistenza: Basilica paleocristiana edificata dal vescovo Giovanni II nel VI secolo
Epoca costruzione: XIII secolo
Committente : Carlo I d’Angio’
Progetto : Architetti francesi
Rifacimento: XVII, XVIII secolo
Progetto : Fanzago, Sanfelice
Eventi storici :
- San Ludovico da Tolosa vi fu ordinato sacerdote e rinunciò al trono in favore del fratello Roberto d’Angio’.
- Felice Peretti, futuro papa Sisto V, vi fu consacrato vescovo
- Boccaccio vi incontrò Fiammetta, cioè Maria d’Aquino figlia naturale di Roberto d’Angiò
- Francesco Petrarca alloggiò per un periodo nel convento.
- All’interno trovano inoltre sepoltura diverse illustri personalità della storia napoletana: il filosofo e commediografo Giovanni Battista Della Porta; Giovanni Barrile, letterato amico del Petrarca, nel deambulatorio; il marchese Giovanni Battista Manso, nella quarta cappella di destra; l’insigne musicista Francesco Durante, nel cappellone di Sant’Antonio nel transetto sinistro.
Facciata
Il portale gotico offre alla vista gli originari battenti lignei trecenteschi, ciascuno suddiviso in 48 riquadri in un discreto stato di conservazione. La facciata invece risale al 1742 in piena epoca barocca ed è opera del Sanfelice.
Controfacciata
La controfacciata, in stile barocco, vede a destra il sepolcro di Giambattista della Porta, mentre sopra il portale d’ingresso una Allegoria francescana di Francesco Curia.
Abside
La zona absidale di fine XIII secolo è un esempio chiaro della profonda impronta che lascia il gotico francese sulla basilica, unicum architettonico in Italia, con un alto presbiterio a costoloni slanciato da dieci pilastri polistili che aprono arcate dietro le quali scorre il notevole deambulatorio a cappelle radiali, con volte a crociera costolonate su cui si affacciano nove cappelle, quadrate le prime due alle estremità e poligonali le altre. Nella nona cappella attigua al transetto sinistro vi è il pregevole monumento sepolcrale di Maria di Durazzo, figlioletta del duca Carlo, morta a soli 3 anni nel 1371; sul fronte della cassa l’anima della fanciulla tra gli angeli.
Presbiterio:
Altare maggiore: opera rinascimentale tra le più belle presenti a Napoli, è dello scultore napoletano Giovanni da Nola. Sono visibili nella parte superiore le statue dei santi Lorenzo, Antonio e Francesco, mentre sulla parete inferiore lo scultore raffigurò Il Martirio di san Lorenzo, San Francesco con il lupo di Gubbio e Sant’Antonio che parla ai pesci, in uno sfondo in cui è rappresentata la città napoletana com’era in epoca rinascimentale, il che rende l’opera di grande valore sia documentario che artistico.
Sepolcro di Caterina d’Austria, prima moglie del duca Carlo di Calabria, figlio di re Roberto d’Angiò: l’opera scultorea è di fatto la prima opera napoletana di Tino di Camaino.
Le cariatidi rappresentano la Carità che accoglie due bambini e la Speranza che regge una verde fronda.
I leoni stilofori che reggono il baldacchino azzannano rispettivamente un grifone, una pecora, un’antilope e un ariete.
Sotto il baldacchino un mosaico-rilievo rappresenta Cristo in trono, adorato da un angelo e dalla duchessa Caterina; sul retro un mosaico-rilievo con San Francesco che riceve le stimmate.
Nella camera funebre a capo del sepolcro stanno San Paolo con il libro e San Ludovico d’Angiò zio del marito della defunta, mentre ai piedi della defunta si vedono Santa Caterina d’Alessandria e Santa Elisabetta d’Ungheria che reca rose in grembo.
Transetto sinistro
Sulla parete sinistra il monumento funebre di Roberto d’Artois e Giovanna di Durazzo, figlia di Maria di Calabria e di Carlo di Durazzo , della seconda metà del XIV secolo.
Sulla parte destra il monumento funerario di Carlo di Durazzo, marito di Maria di Calabria e nipote di Carlo II lo Zoppo, fatto giustiziare nel 1348 dal re Luigi d’Ungheria della seconda metà del XIV secolo
Al centro il Cappellone di Sant’Antonio. Maestosamente barocco nell’esecuzione di Cosimo Fanzago, compiuto nel 1638, e con apertura centrale ad arco a tutto sesto. La sontuosa cappella, dell’omonima arciconfraternita, secondo la tradizione fu creata già nel 1623, per volere del viceré di Napoli, al quale il santo sarebbe apparso in sogno. Nel cappellone trovano alloggio due tele di Mattia Preti, Madonna col Bambino e sante francescane e Crocifisso adorato da San Francesco, entrambe risalenti al 1657; al centro invece la tavola del 1438 di Leonardo da Besozzo del Sant’Antonio e angeli, la cui figura del santo fu rifatta da ignoto maestro sempre del XV secolo.
Transetto destro
-Cicli di affreschi trecenteschi di Montano d’Arezzo che rappresentano nella parete di destra la Natività e nella parete sinistra la Dormitio virginis
-Monumento a Ludovico Caracciolo, datato 1335.
-Monumento sepolcrale del ‘500 alla famiglia Cicinelli di Salvatore Caccavello
-Altorilievo del ‘500 di Giovanni da Nola con la Madonna col Bambino ed angeli, in origine posizionato nella parte alta dell’altare maggiore della stessa basilica
Navata
La basilica ha una pianta a croce latina lunga 80 metri con cappelle laterali che si affacciano sull’unica navata coperta a capriate lignee e arcone trionfale ribassato.
Prima cappella di destra
Domina il monumento sepolcrale di Ludovico Aldomorisco, consigliere del re Ladislao di Durazzo, eseguito con gusto tardo-gotico dallo scultore Antonio Baboccio da Piperno nel 1421.
Seconda cappella di destra
Di proprietà della famiglia Cacace , completamente in stile barocco, è decorata da Cosimo Fanzago con la cancellata in ottone e i marmi commessi dell’interno e contiene le tombe della famiglia Cacace con busti e statue eseguite da Andrea Bolgi intorno al 1653. Sulla parete frontale è una Madonna del Rosario, dipinto di Massimo Stanzione.
Terza cappella di destra
Contiene un pregevole polittico rinascimentale in terracotta di Domenico Napoletano con scene della Madonna col Bambino e san Rocco e san Marco, e alle pareti sepolcri della famiglia Rocco attribuiti a Romolo Balsimelli.
Settima cappella di sinistra
La cappella contiene il sepolcro di Vito Pisanelli di Romolo Balsimelli e di Giacomo Pisanelli. Vito Pisanelli fu segretario e consigliere del re Federico III d’Aragona.
Facciata su piazza san Gaetano
Il portale marmoreo d’ingresso del convento risale alla seconda metà del Quattrocento ed è sormontato da un balconcino di fine Seicento di Lorenzo Vaccaro; mentre ancora sopra, a partire dal XIX secolo, sono esposti gli stemmi della città e dei sedili di Napoli, cioè dei parlamenti rappresentativi con funzioni amministrative, giuridiche e giudiziarie, che riunivano i delegati dei vari rioni a partire dal XIII secolo e per oltre cinque secoli.
Gli stemmi dei seggi sono, a partire da quello in alto a destra: il cavallo (simboleggiante il sedile del Nilo), la figura umana (sedile di Porto), la porta d’oro (sedile di Portanova), la P (che sta per Populus, sedile del Popolo), la Y (sedile di Forcella), l’immagine dei monti (sedile di Montagna) e infine, in alto a sinistra, un altro cavallo (in rappresentanza del sedile di Capuana).
Il campanile del secolo XV è di forma quadrata a quattro piani.
Chiostro
Il chiostro di San Lorenzo Maggiore è un’importante testimonianza di epoca settecentesca emergente sui resti del macellum romano. Il chiostro è caratterizzato da un pregevole pozzo di marmo e piperno scolpito da Cosimo Fanzago e posto al centro del cortile, mentre lungo le pareti sono posti alcuni monumenti funebri di fattura rinascimentale.
Sala Capitolare
La Sala Capitolare è stata realizzata durante il periodo della dominazione sveva (1234-1266). Le sue volte a crociera sono sfarzosamente decorate da affreschi del 1608 attribuiti a Luigi Rodriguez i quali rappresentano frati dell’Ordine dei Minori Conventuali che si sono distinti per meriti religiosi e culturali. Di notevole importanza è l’Albero genealogico della famiglia francescana in cui sostanzialmente sono riportati papi, santi, missionari, letterati, cardinali e dottori appartenenti al suddetto ordine religioso. Nella sala, inoltre, costituivano assemblea i seggi cittadini.
Sala Sisto V
Il grande ex refettorio, accessibile tramite il chiostrino svevo, è lungo 40 metri e largo 10 e venne anch’esso affrescato da Luigi Rodriguez intorno ai primi anni del XVII secolo. Qui sono affreschi delle Sette virtù reali ognuno circondato da altri quattro che raffigurano le Virtù minori; queste opere sono allegorie che attribuivano il “merito di governare” il regno solo a coloro che rispettavano tali disposizioni. Nelle lunette, invece, sono raffigurati gli stemmi delle Province napoletane. Nel 1442 la sala divenne sede del parlamento napoletano, mentre l’anno seguente Alfonso I di Napoli riconobbe il suo figlio illegittimo, Ferrante I come erede al trono di Napoli.
Scavi Archeologici (Napoli sotterrata) : sotto il convento vi è il Macellum, mercato cittadino di epoca romana.
Fonti utilizzate:
Da Napoli Atlante della città storica – Centro antico di Italo Ferraro Napoli 2002.
Da Napoli antica di Vincenzo Regina Roma 2016
Da Guida Sacra della città di Napoli di Gennaro Aspreno Galante Napoli 1872