palazzo Maddaloni, via Maddaloni 6
Epoca di costruzione : Cinquecento .
Committente: Cesare d’Avalos
Epoca di ristrutturazione: Seicento .
Progettisti: Cosma Fanzago .
Committente: Gaspare Romeer e poi Diomede Carafa V
Fu commissionato da Cesare d’Avalos duca di Maddaloni dopo il 1582, anno in cui venne in possesso del fondo Carogioiello di proprietà dei Pignatelli di Monteleone.
La prima costruzione si dispiegava solo su tre lati, mentre il quarto affacciava sul giardino Ampuro dei monaci di Monteoliveto, poi con l’acquisto di una fascia del giardino si poté costruire il quarto lato.
Intorno al 1650 la proprietà passa al mercante fiammingo Gaspare Romeer che dopo qualche anno la cede a Diomede Carafa V duca di Maddaloni.
Questo Diomede Carafa V ebbe successivamente un ruolo nel periodo di Masaniello di cui provò a sedare la rivolta, ma ne fu in qualche modo travolto: dovette lasciare la città e il suo palazzo fu saccheggiato e gravemente danneggiato.
Già il Romeer aveva incaricato il Fanzago di ristrutturare il palazzo secondo il gusto barocco, incarico confermato dal Carafa.
L’architetto bergamasco interviene sulla facciata, sulla scala, sul loggiato e soprattutto sull’immaginifico portale. Questo presenta un arco a tutto sesto sostenuto da alti piedritti a doppie lesene, un timpano spezzato che raggiunge il secondo piano e presenta al centro una conchiglia e al di sotto di questa un vano circolare che in origine alloggiava un busto. Col Fanzago collaborarono il marmoraro piperniere Pietro Barberis e il decoratore Giovan Battista Manni.
Sulla facciata e negli affreschi del vestibolo ritroviamo i noti simboli araldici dei Carafa della Stadera. La volta del vestibolo con i putti aiutanti della giustizia recanti ciascuno una stadera, simbolo del casato. Sulla controfacciata lo stemma dei Carafa : “di rosso a tre fasce d’argento“.
Il palazzo appartenne ai Carafa fino al 1765 quando il piano nobile fu venduto al conte Garzilli e il resto fu utilizzato per uffici ospitando nell’Ottocento anche la Suprema Corte di Giustizia.
Ultimamente è stato quasi completato un massiccio intervento di restauro.
Da Aurelio De Rosa I palazzi di Napoli Roma 2001 e da Italo Ferraro Napoli Atlante della città storica – Dallo Spirito Santo a Materdei Napoli 2006.