palazzo de Sangro di Sansevero, vico San Domenico Maggiore 9
Ricade nella numerazione del vico San Domenico Maggiore (civico 9) ma affaccia sulla piazza.
Epoca di costruzione: Cinquecento .
Progettista:Giovanni Merliano da Nola .
Committente :Giovan Francesco Paolo de Sangro, primo principe di Sansevero
Principale ristrutturazione: Seicento.
Progettisti:Bartolomeo Picchiatti e Vitale Finelli .
Committente: Paolo de Sangro secondo Principe di Sansevero
Giovan Francesco Paolo de Sangro, primo principe di Sansevero, dopo aver fatto costruire il palazzo principale a Giovanni Merliano da Nola, utilizzando l’area di un ampio giardino di sua proprietà, diede inizio nel 1590 alla costruzione nella parte residua del giardino ad una cappella dedicata alla Vergine della Pietà, cappella che è oggi conosciuta come Cappella Sansevero e che fu inaugurata nel dal figlio Alessandro vescovo di Benevento.
Sempre nel 1590 era avvenuto nel palazzo il clamoroso fatto di sangue dell’uccisione da parte del musicista Carlo Gesualdo,principe di Venosa, della moglie Maria d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa, colti in flagrante adulterio.
Secondo alcuni quindi la costruzione della cappella doveva essere una specie di riabilitazione del palazzo dopo l’efferato delitto: da notare che la cappella fu poi collegata direttamente al palazzo tramite un ponte, molto ardito per l’epoca.
Per quanto riguarda la ristrutturazione seicentesca la parte più importante di tale intervento è costituita dal portale monumentale con colonne bugnate ad anelli in marmo e piperno con capitelli compositi su cui poggia un frontone spezzato recante un grande stemma marmoreo del casato: tre bande azzurre diagonali in campo oro.
Nel Settecento il palazzo fu soggetto ad importanti lavori di abbellimento voluti da Raimondo de Sangro settimo Principe di Sansevero, singolare figura di scienziato, alchimista, inventore, esperto di strategia, balistica ed architettura militare.
L’immagine appresso riportata tratta dal testo del Petrini sulle facciate più cospicue dei palazzi di Napoli da un’idea della facciata del palazzo nel 1718.
I Lavori interessarono soprattutto l’atrio a colonne decorato con bassorilievi in stucco raffiguranti “Baccanali, battaglie e mascheroni“, realizzati su disegni di Giuseppe Sammartino ( e/o di Celebrano) ed eseguiti da Gerardo Solifrano e gli interni del piano nobile affrescati da Belisario Corenzio.
I lavori si protrassero fino al 1771 anche dopo la morte di Raimondo, per opera del figlio di questi Vincenzo ed interessarono anche la cappella che fu risistemata ed arricchita di pregevoli statue , tra cui il famoso Cristo velato di Giuseppe Sammartino.
Circa un secolo dopo nel 1889 l’ala del palazzo con gli affreschi del Corenzio crollò e con essa anche il ponte di collegamento che non fu più ricostruito.
Da I palazzi di Napoli di A. De Rose Edizioni Newton & Compton, da Palazzi e Giardini di Napoli di Nicola della Monica ed. Newton & Compton, da I palazzi di Napoli di Sergio Attanasio Edizioni Scientifiche Italiane), da Napoli Atlante della città storica di Italo Ferraro ed. CLEAN.