palazzo Doria d’Angri
Il principe Marcantonio Doria verso la metà del Settecento acquistò le due costruzioni preesistenti già dal Seicento, una più grande lato via Maddaloni e l’altra più piccola triangolare e chiese il permesso per abolire il vicoletto tra le due costruzioni: vedi veduta Baratta (1629) appresso:
Alla morte del principe nel 1760 il successore Giovan Carlo affidò la progettazione di un nuovo fabbricato unico a Luigi Vanvitelli e all’epoca della carta Carafa (1775) il vicoletto risulta abolito (vedi carta) ma il palazzo non appare nella sua versione definitiva (c’è un solo cortile).
Vedi carta Carafa appresso:
Alla morte di Luigi Vanvitelli (1773) i lavori vennero curati dal figlio Carlo Vanvitelli che demolì il fabbricato piccolo e ristrutturò l’intero complesso inglobando anche il vicoletto, questo con il concorso documentato di altri architetti dell’epoca come il Gioffredo e il Fuga.
Comunque la carta Marchese del 1804 rappresenta il palazzo nella sua versione definitiva trapezoidale con il doppio cortile, il primo esagonale e il secondo rettangolare.
Vedi carta Marchese appresso:
La facciata principale presenta le due coppie di colonne tuscaniche su basamento che sostengono con due grosse mensole il balcone d’onore con balaustra; ai fianchi di questa una coppia di mezze colonne con capitelli ionici e ghirlande regge il timpano curvilineo sormontato dallo stemma dei Doria che oggi non esiste più.
Al piano attico era una balaustra marmorea con otto statue marmoree, di cui solo due sono sopravvissute ai danni bellici; l’aspetto originario è mostrato dall’immagine seguente tratta da Napoli Antica illustrata di Raffaele D’Ambra (1889).
Nelle parti laterali della facciata due balconi con balaustra marmorea sono fiancheggiati da pilastri con capitelli ionici e sormontati da riquadri rettangolari .
L’ingresso da via Maddaloni fu definitivamente chiuso a seguito di controversia col duca di Maddaloni.
Dal balcone d’onore Giuseppe Garibaldi fu acclamato dai napoletani il 7 settembre 1860, da cui il nome alla piazzetta.
Da I palazzi di Napoli di Aurelio de Rose ed. Newton & Compton e da Napoli Atlante dela città storica di Italo Ferraro ed. OIKOS