Originariamente denominata Largo di Palazzo perché antistante il Palazzo prima vicereale e poi reale.
Quest’area fu a partire dal 1300 una specie di cittadella monastica comprendente prima il convento di Santa Croce (1327), affiancato poco dopo dal convento della Trinità, entrambi dal lato di via Cesario Console.
Il terzo complesso, il monastero di S. Luigi sorse in epoca aragonese al centro della piazza, fondato addirittura da S. Francesco di Paola di passaggio a Napoli.
Il complesso chiesa-monastero di S. Spirito fu fondato nel 1326 dall’ordine Basiliano.
Sul largo affacciava il Palazzo vicereale (o Palazzo Vecchio) progettato da Ferdinando Manlio e completato nel 1533 nello spazio attualmente compreso tra il teatro San Carlo e il Palazzo reale.
La pianta Lafréry del 1566 mostra col n.41 la S.S. Trinità, al n. 48 il palazzo del Viceré (l’attuale palazzo reale non c’è ancora), al n.40 San Luigi e al n.39 La Croce.
Il Palazzo Vecchio fu poi affiancato dall’attuale Palazzo Reale opera di Domenico Fontana nel 1600, che costituirà la quinta principale di quella che diventerà la piazza.
La veduta Baratta del 1629 presenta l’insieme dei complessi religiosi col nuovo palazzo vicereale : al n.67 S. Spirito a Palazzo, al n.133 S.Luise, al n.92 la Trinità e al n.93 La Croce.
La stessa configurazione è rappresentata anche nel quadro di Gaspar Van Wittel (il padre di Luigi Vanvitelli) databile ai primi del Settecento.
Quest’assetto cominciò a mutare nel 1775 quando Ferdinando IV fece demolire la cittadella di Santa Croce per costruirvi un’accademia militare (vedi pianta Carafa 1775).
Poi Murat nel 1809 bandì un concorso per la risistemazione della piazza che doveva chiamarsi Foro Murat e procedette alla demolizione dei complessi di S. Spirito e di S. Luigi. Il progetto vincente fu quello di Leopoldo Laperuta che ideò l’attuale colonnato ellittico.
Con la restaurazione Ferdinando I ritornato sul trono mantenne lo schema del colonnato ellittico murattiano ma decise di collocarvi in asse una chiesa dedicata a S. Francesco di Paola, per la quale dopo alterne vicende fu scelto il progetto del ticinese Pietro Bianchi che s’ispirò al Pantheon (vedi pianta quartiere San Ferdinando del 1850). Nei fuochi dell’ellisse delimitata dal colonnato furono poi poste le due statue equestri di Carlo III e Ferdinando di Borbone: la prima del Canova e la seconda con la cavalcatura attribuita al Canova ed il cavaliere al Calì. Il primo palazzo vicereale (cosiddetto Palazzo Vecchio) fu demolito nel 1843.
Ovviamente il Foro Murat divenne Foro Ferdinandeo, poi largo s. Francesco di Paola e infine dopo il 1860 piazza del Plebiscito per commemorare l’adesione del popolo napoletano allo stato unificato e con tale nome è indicata sulla pianta Schiavoni del 1880. (da Rileggere Napoli nobilissima di Renato De Fusco Liguori editore)
Quest’area fu a partire dal 1300 una specie di cittadella monastica comprendente prima il convento di Santa Croce (1327), affiancato poco dopo dal convento della Trinità, entrambi dal lato di via Cesario Console.
Il terzo complesso, il monastero di S. Luigi sorse in epoca aragonese al centro della piazza, fondato addirittura da S. Francesco di Paola di passaggio a Napoli.
Il complesso chiesa-monastero di S. Spirito fu fondato nel 1326 dall’ordine Basiliano.
Sul largo affacciava il Palazzo vicereale (o Palazzo Vecchio) progettato da Ferdinando Manlio e completato nel 1533 nello spazio attualmente compreso tra il teatro San Carlo e il Palazzo reale.
La pianta Lafréry del 1566 mostra col n.41 la S.S. Trinità, al n. 48 il palazzo del Viceré (l’attuale palazzo reale non c’è ancora), al n.40 San Luigi e al n.39 La Croce.
Il Palazzo Vecchio fu poi affiancato dall’attuale Palazzo Reale opera di Domenico Fontana nel 1600, che costituirà la quinta principale di quella che diventerà la piazza.
La veduta Baratta del 1629 presenta l’insieme dei complessi religiosi col nuovo palazzo vicereale : al n.67 S. Spirito a Palazzo, al n.133 S.Luise, al n.92 la Trinità e al n.93 La Croce.
La stessa configurazione è rappresentata anche nel quadro di Gaspar Van Wittel (il padre di Luigi Vanvitelli) databile ai primi del Settecento.
Quest’assetto cominciò a mutare nel 1775 quando Ferdinando IV fece demolire la cittadella di Santa Croce per costruirvi un’accademia militare (vedi pianta Carafa 1775).
Poi Murat nel 1809 bandì un concorso per la risistemazione della piazza che doveva chiamarsi Foro Murat e procedette alla demolizione dei complessi di S. Spirito e di S. Luigi. Il progetto vincente fu quello di Leopoldo Laperuta che ideò l’attuale colonnato ellittico.
Con la restaurazione Ferdinando I ritornato sul trono mantenne lo schema del colonnato ellittico murattiano ma decise di collocarvi in asse una chiesa dedicata a S. Francesco di Paola, per la quale dopo alterne vicende fu scelto il progetto del ticinese Pietro Bianchi che s’ispirò al Pantheon (vedi pianta quartiere San Ferdinando del 1850). Nei fuochi dell’ellisse delimitata dal colonnato furono poi poste le due statue equestri di Carlo III e Ferdinando di Borbone: la prima del Canova e la seconda con la cavalcatura attribuita al Canova ed il cavaliere al Calì. Il primo palazzo vicereale (cosiddetto Palazzo Vecchio) fu demolito nel 1843.
Ovviamente il Foro Murat divenne Foro Ferdinandeo, poi largo s. Francesco di Paola e infine dopo il 1860 piazza del Plebiscito per commemorare l’adesione del popolo napoletano allo stato unificato e con tale nome è indicata sulla pianta Schiavoni del 1880. (da Rileggere Napoli nobilissima di Renato De Fusco Liguori editore)