chiesa di san Giovanni Maggiore, largo San Giovanni Maggiore
Cenni storici :
L’epoca di fondazione della basilica, sovrapposta ad un preesistente tempio pagano forse dedicato ad Antinoo, il giovane amato dall’imperatore Adriano, sarebbe da collocare intorno all’anno 324, come avvalorato da un’iscrizione di epoca greca rinvenuta su di un architrave.
Tuttavia è certo che un’ampia ricostruzione avvenne oltre due secoli più tardi, nel VI secolo, per opera del vescovo Vincenzo, sotto la dominazione bizantina del generale Belisario, per cui doveva essere era ricca di mosaici e cupole.
In questo periodo la chiesa fu inserita tra le quattro maggiori della città, assieme alla chiesa di San Giorgio Maggiore, a quella dei Santi Apostoli e a quella della Pietrasanta.
La basilica comunque fu poi largamente rimaneggiata in epoca normanna prima ed angioina poi.
Nel 1298 Roberto d’Angiò, figlio del re Carlo II, vi fu incoronato Duca di Calabria.
Da notare che nel Cinquecento fu costruito l’attiguo palazzo oggi detto Cambi con facciata sul largo stesso di fronte al palazzo Giusso, palazzo utilizzato dal complesso di San Giovanni Maggiore come residenza dell’abate.
Le ultime cospicue trasformazioni si ebbero poi per opera di Dionisio Lazzari che fu chiamato a ristrutturare la chiesa dal 1656, dopo un terremoto avvenuto nel 1635 e il suo intervento fu completato nel 1685; le trasformazioni barocche attuate fecero sì che non rimanesse più molto del tempio originario.
La chiesa subì nei secoli successivi ripetuti danneggiamenti e crolli e dal 1970 fu chiusa per un lunghissimo restauro durato fino al 2012 quando fu riaperta con il supporto dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli.
Architettura :
L’ingresso principale della chiesa è accessibile attraverso le rampe di San Giovanni Maggiore che si dipartono da via Mezzocannone, ma vi è anche un ingresso secondario sul largo San Giovanni Maggiore.
L’interno si presenta con un impianto tipicamente basilicale, a croce latina a tre navate con transetto e una cupola all’altezza dell’abside e una mezza cupola all’altezza della crociera, quest’ultima opera pregevole di Dionisio Lazzari nel Seicento.
L’altare maggiore è opera di Domenico Antonio Vaccaro, costruito nel 1743; addossati ai pilastri presbiteriali della crociera sono invece due colonne romane in marmo cipollino del VI secolo sormontate da capitelli corinzi.
Dietro l’altare è ben visibile la più evidente traccia dell’antica costruzione paleocristiana, riscontrabile nell’abside di forma semicircolare risalente al VI secolo e costituita da quattro arcate poggianti su pilastri che davano su un deambulatorio, in continuazione delle navate laterali. L’abside, che era stata ricoperta e nascosta nel Seicento da un coro ligneo barocco, fu riscoperta solo nel 1978 nel corso del lungo restauro.
Notevoli sono la seconda e la terza cappella della navata sinistra.
La seconda cappella, dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, è di proprietà della famiglia dei Paleologi, e fu fondata nel 1523 da Tommaso Demetrio Paleologo.
I Paleologi erano stati gli ultimi imperatori dell’Impero Romano d’Oriente prima della definitiva conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani di Solimano il Magnifico e scelsero probabilmente questa basilica come luogo di sepoltura in nome delle origini bizantine della stessa.
La terza cappella, dedicata San Giovanni Battista, è di proprietà dei Ravaschieri di Genova . Presenta uno dei più bei monumenti scultorei di Giovanni da Nola: un retablo marmoreo databile 1534 che rappresenta al centro il Battesimo di Gesù con a sinistra San Francesco di Paola e a destra San Giacomo della Marca.
Funzione attuale: Chiesa Parrocchiale.
Da Napoli Atlante della città storica – Quartieri bassi e Risanamento di Italo Ferraro Napoli 2002 e da Napoli Antica di Vincenzo Regina Roma 2016.