chiesa ed ex monastero di Santa Caterina a Formiello, piazza Enrico De Nicola
Preesistenze:
Nel Quattrocento vi era un complesso formato da un convento e un ospedale gestiti dai frati Celestini con una piccola chiesa annessa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria o secondo altre fonti a Santa Maria dell’Ospedale. A fine Quattrocento i Celestini si spostarono in San Pietro a Maiella e il complesso di santa Caterina fu affidato dal re Federico d’Aragona ai Domenicani unitamente ad un suolo in prossimità delle mura.
Epoca costruzione complesso attuale: 1500-1514
Progetto : Antonio Fiorentino della Cava
Realizzazione: architetto Romolo Balsimelli da Settignano
Committenza:
Contribuirono al finanziamento dei lavori diverse famiglie nobiliari della città, tra le quali gli Acquaviva d’Atri, i Sanseverino di Bisignano e soprattutto gli Spinelli di Cariati, ai quali verrà concesso di avere una cappella persino nella zona presbiteriale.
Il nome:
La chiesa fu sin da subito detta “a formiello” (dal latino ad formis, ossia presso i condotti, presso i canali) in quanto nei suoi pressi penetrava in città l’antico acquedotto della Bolla, acquedotto che fu poi totalmente sostituito verso la fine del XIX secolo dall’attuale in uso, quello di Serino.
Cenni storico – artistici:
La chiesa che mostra un chiaro influsso rinascimentale toscano ha conservato l’aspetto originario esterno a meno del portale marmoreo principale, ornato con la statua della santa titolare, e rifatto interamente nel 1659 per opera di Francesco Antonio Picchiatti. Dalla fine del Seicento l’interno viene trasformato in stile barocco soprattutto con l’aggiunta di numerosi dipinti.
L’interno è a croce latina ad una navata, coperta a botte e su cui si aprono le cappelle. Queste sono cinque per lato con copertura anch’esse a botte e a base pressoché quadrata, in tal modo il transetto non sporge dal perimetro perfettamente rettangolare della chiesa. L’abside infine è ampia, quadrata e anch’essa coperta da una volta a botte.
La seconda cappella di sinistra (dei Domenicani) è legata al domenicano Vincenzo Maria Orsini, vescovo di Benevento nel 1686, poi papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Il legame dell’Orsini con l’ordine religioso di Santa Caterina d’Alessandria era così forte che nel convento diverse sale erano destinate unicamente ad ospitare il vescovo durante i suoi soggiorni a Napoli.
La quarta cappella di sinistra, un tempo dedicata alle storie della Vergine, oggi è interamente dedicata ai Martiri d’Otranto custodendo sotto l’altare in marmi policromi 240 reliquie appartenenti ai martiri della città pugliese, uccisi decapitati dai turchi il 14 agosto del 1480 per non aver rinnegato la propria fede. Le reliquie furono collocate nella cappella intorno al 1901, entro un grande sarcofago posto sotto l’altare maggiore.
L’area presbiteriale venne concessa alla famiglia Spinelli, principi di Cariati, che vollero allestire un’elegante quinta marmorea scenograficamente disposta ai lati dell’altare maggiore barocco, finanziato dagli stessi Spinelli e completato nel 1737. Il presbiterio quindi rappresenta di fatto la cappella degli Spinelli, dove si osservano sei monumenti sepolcrali dedicati alla famiglia nobiliare partenopea, eseguiti tutti tra il 1570 e il 1590 dal gruppo di scultori napoletani composto da Giovanni Domenico e Girolamo D’Auria, Annibale e Salvatore Caccavello, e dal lombardo Silla Longhi.
Il monastero :
Comprende un chiostro piccolo e un chiostro grande. Nel 1806 ci fu la soppressione dell’ordine dei domenicani voluta da Gioacchino Murat, mentre a partire dal 1815, per volontà del nuovo re di Napoli Ferdinando I delle Due Sicilie, il monastero e i chiostri cambiarono destinazione d’uso diventando Lanificio militare e subendo di conseguenza vaste alterazioni del disegno originario : tompagnature di arcate nel chiostro grande, copertura della parte centrale del chiostro piccolo affrescato, costruzione di ciminiere, ecc., che hanno però formato in pieno centro cittadino un singolare monumento di archeologia industriale.
Attualmente il chiostro piccolo e alcuni ambienti attigui sono gestiti dalla fondazione Made in cloister che organizza eventi artistici e iniziative a carattere sociale e assistenziale.
Edicola di San Gennaro :
Sul piazzale antistante la chiesa vi è una edicola col busto di San Gennaro voluta dalla Deputazione del Tesoro e realizzata con forte contrasto cromatico in marmo di Carrara e piperno da Ferdinando Sanfelice nel 1707.
Da Napoli Atlante della città storica – Centro antico di Italo Ferraro Napoli 2002.
Da Napoli antica di Vincenzo Regina Roma 2016
Da Guida Sacra della città di Napoli di Gennaro Aspreno Galante Napoli 1872